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Casa, la rapina dell'Imu: vivi in queste tre città? Perché sei rovinato

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Francesca Vercesi
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Ammonta a 9,5 miliardi di euro l'acconto Imu che 25 milioni di italiani proprietari di immobili diversi dall'abitazione principale si preparano a versare su un gettito complessivo annuo 2022 di 19,6 miliardi di euro. Scadenza: 16 giugno. Lo si legge nel rapporto Imu per il primo semestre 2022 elaborato dal Servizio lavoro, coesione e territorio della Uil. Nel documento si sottolinea come il 41% di questi 25 milioni sono lavoratori dipendenti e pensionati.

Calcolato sulla seconda casa, ubicata in un capoluogo di provincia, il costo medio complessivo dell'Imu sarà di 1.074 euro medi annui (a giugno l'acconto da versare sarà mediamente pari a 537 euro), con punte di oltre 2 mila euro in alcune grandi città. Chi possiede una seconda pertinenza dell'abitazione principale della stessa categoria catastale (cantine, garage, posti auto, tettoie), dovrà versare l'Imu con l'aliquota delle seconde case, con un costo medio annuo di 55 euro, con punte di 110 euro annui.

 

DIFFERENZA ABISSALE
Secondo i risultati del rapporto, sul podio le tre città più care dove avere la seconda casa sono, nell'ordine, Roma, Milano e Bologna. Nel dettaglio, a Roma il costo è di 2.064 euro medi annui e l'acconto al 16 giugno è di 1.032 euro.A Milano si pagheranno 2.040 euro medi e 1.020 come acconto, a Bologna, rispettivamente, 2.038 euro e 1.019 euro. Seguono Genova con 1.775 euro (acconto di 888 euro) e Torino con 1.745 euro (872 euro). Valori più contenuti, invece, ad Asti con un costo medio annuo di 580 euro, a Gorizia con 658 euro, a Catanzaro con 659 euro, a Crotone con 672 euro, a Sondrio con 674 euro.

Si trova la medesima discrepanza anche per una seconda pertinenza della stessa categoria catastale: se a Roma si pagano mediamente 110 euro annui, a Milano si scende a 99 euro, a Bologna a 96 euro, a Firenze e Napoli 95 euro. Ma non basta: in 17 città è in vigore la ex addizionale della Tasi per cui, in questi comuni, le aliquote superano quella massima dell'Imu (10,6 per mille).

 

In particolare a Roma, Milano, Ascoli Piceno, Brescia, Brindisi, Matera, Modena, Potenza, Rieti, Savona e Verona l'aliquota è all'11,4 per mille; a Terni e Siena, all'11,2 per mille; a Lecce, Massa e Venezia all'11 per mille; ad Agrigento al 10,9 per mille. Altre 75 città capoluogo, sempre sulle seconde case, applicano l'aliquota del 10,6 per mille, tra cui Torino, Bologna, Firenze, Napoli, Palermo, Bari. In 10 città poile aliquote sono sotto la soglia massima, tra cui, Gorizia, Pordenone, Ragusa, Udine, Belluno.

UNO SGUARDO AL CATASTO
Il rapporto cade in un momento in cui «il tema della tassazione degli immobili è tornato prepotentemente al centro del dibattito politico con l'approvazione della delega fiscale in discussione in Parlamento, al cui interno c'è la revisione del catasto», dice il sindacato. Chiarisce Ivana Veronese, segretaria confederale Uil: «per noi la riforma del catasto è necessaria per riportare equità nella tassazione sul mattone, annunciata più volte nel corso degli ultimi anni e mai attuata. Ma bisogna prestare attenzione: questo cambiamento dovrà significare una diversa e più equa ripartizione del prelievo fiscale sugli immobili. Mentre le modifiche dell'Imu dovrebbero essere riviste riaprendo il cantiere del federalismo fiscale, riforma prevista tra l'altro nel Pnrr», conclude. 

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