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Costi dell'energia insostenibili, Prandini (Coldiretti): "Il governo intervenga"

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Il costo dell'energia arrivato ormai alle stelle sta mettendo in ginocchio migliaia di imprese e soprattutto il tessuto produttivo agroalimentare. A lanciare l'allarme è stato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini: "Non c’è tempo da perdere e non possiamo aspettare le elezioni e il nuovo governo ma bisogna intervenire subito sui rincari dell’energia a famiglie e imprese che mettono a rischio una filiera agroalimentare che dai campi alla tavola vale 575 miliardi di euro, quasi un quarto del Pil nazionale, e vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio". Prandini ha inoltre sottolineato la necessità di un impegno diretto dell’attuale Governo per affrontare l’emergenza. "Così non possiamo andare avanti e non ci possiamo permettere di aspettare i tempi lunghi della politica- spiega Prandini- anche perché si concentrano proprio in questi mesi le produzioni agricole tipiche del Made in Italy e della Dieta Mediterranea con le loro lavorazioni per conserve, succhi e derivati: dagli ortaggi ai legumi, dal vino all’olio, dai salumi e prosciutti Dop ai formaggi, dal latte alla carne fino alla pasta, dalla frutta alle passate di pomodoro usate su tutte le tavole italiane e all’estero".

"Il comparto alimentare richiede invece - continua la Coldiretti - ingenti quantità di energia, soprattutto calore ed energia elettrica, per i processi di produzione, trasformazione, conservazione dei prodotti di origine animale e vegetale, funzionamento delle macchine e climatizzazione degli ambienti produttivi e di lavoro (8,6 Mtep). Si tratta di una bolletta energetica pesante nonostante nel tempo si sia verificato un contenimento dei consumi energetici grazie alle nuove tecniche e all’impegno degli agricoltori per la maggiore sostenibilità delle produzioni anche con l’adozione di tecnologie 4.0 per ottimizzare l’impiego dei fattori della produzione. «L’Italia è un Paese deficitario che importa addirittura il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame e con l’esplosione dei costi dell’energia - conclude Prandini - rischiamo di perdere quegli spazi di autonomia e sovranità alimentare che fino a oggi le imprese agricole italiane sono riuscite a difendere per il bene del Paese". 

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