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Ursula vuole tasse a palate per tutti: con i balzelli non c'è ripresa

Sandro Iacometti
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Il tetto al prezzo del gas non c'è. Ma quello sui profitti delle imprese sì. Perché, ha spiegato ieri Ursula von der Leyen, "milioni di europei hanno bisogno di sostegno". E siccome non c'è alcuna intenzione di replicare la soluzione trovata con la pandemia (un recovery bis per l'energia) e neanche di tagliuzzare la spesa pubblica da qualche parte, l'unica alternativa è quella di tassare le imprese. In particolare quelle che si occupano di energia. Gettito stimato: 140 miliardi.

 

 

Ora, nessuno mette in discussione che qualcuno con la guerra del gas abbia fatto più soldi del dovuto. Ci saranno sicuramente anche aziende che hanno speculato o approfittato della situazione. Ed è evidente che servono risorse per fronteggiare l'emergenza. Ma siamo proprio sicuri che il metodo migliore per uscire da una crisi prevalentemente energetica sia quella di erodere i margini delle aziende che dovrebbero, ora più che mai, fare investimenti per favorire la diversificazione delle fonti e una maggiore autonomia dal metano di Mosca?

 

 

I dubbi vengono, anche se bisogna riconoscere che nessuno ne ha. Né gli Stati Ue, d'accordo praticamente solo su questo, né i partiti in campagna elettorale, che si scannano su tutto il resto, né l'opinione pubblica, che di spremere le multinazionali di gas e greggio non vede l'ora. Forse hanno ragione loro. Così come potrebbero aver ragione gli ambientalisti che in Sardegna ieri hanno bloccato le pale eoliche per non disturbare i tonni. Mancherà all'appello della preziosa energia? Poco male. Basta aumentare un po' il prelievo sulle imprese e i pesci potranno tornare a sguazzare senza problemi. 

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