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Bce, i numeri provano l'errore di Lagarde: affossa le Borse per niente

Attilio Barbieri
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Borse giù e spread in risalita. Le mosse di Christine Lagarde hanno provocato un mezzo terremoto sui mercati di Eurolandia. Proprio nel momento in cui i prezzi danno i primi, veri, segnali di raffreddamento e il manifatturiero europeo dimostra una vitalità inattesa, nonostante il rincaro di materie prime ed energia, gli ulteriori aumenti dei tassi promessi dalla presidente della Banca centrale europea, dopo il +0,50% di giovedì, hanno l'effetto di una colossale doccia gelata sulla fiducia dei mercati. «Sulla scorta della consistente revisione al rialzo delle prospettive di inflazione», il consiglio della Bce «prevede ulteriori incrementi», ha annunciato in conferenza stampa l'altroieri, aggiungendo che il board dell'istituto centrale «ritiene che i tassi di interesse debbano ancora aumentare in misura significativa a un ritmo costante per raggiungere livelli sufficientemente restrittivi da assicurare un ritorno tempestivo dell'inflazione all'obiettivo del 2% nel medio termine».

La conversione della Lagarde alla politica dei falchi tedeschi e olandesi era nota. Così come era atteso l'aumento di mezzo punto sul costo del denaro, giunto ora al 2,5%. Al contrario era tutto fuorché inevitabile il taglio annunciato per febbraio 2023 all'acquisto dei titolo di Stato dei Paesi esposti alla speculazione.

 

VENDITE DI BTP
Dopo essersi liberata fra ottobre e novembre di 749 milioni di titoli di Stato italiani, la Bce rimarca che fra poco più di due mesi smetterà di continuare a reinvestire, integralmente, il capitale rimborsato sui titoli in scadenza. Quel che accadrà in seguito è perfino peggio. «Il portafoglio sarà ridotto a un ritmo misurato e prevedibile», ha aggiunto la banchiera francese, «in quanto l'Eurosistema reinvestirà solo in parte il capitale rimborsato sui titoli in scadenza. Il ritmo di tale riduzione sarà pari in media a 15 miliardi di euro al mese sino alla fine del secondo trimestre 2023 e verrà poi determinato nel corso del tempo».

Gli effetti di questo annunci non si sono fatti attendere. Lo spread che misura il differenziale fra i nostri Btp a 10 anni e i Bund tedeschi pari scadenza, dopo essersi impennato giovedì a 206 punti è salito ieri a 213,43. Un balzo che vale il 4,11% in una sola seduta. Mangiandosi così tutta la discesa messa a segno dall'inizio di novembre in poi, in corrispondenza con l'arrivo del nuovo governo.

La stretta decisa dall'Eurotower, fra l'altro arriva nel giorno in cui l'Eurostat ha comunicato il dato definitivo dell'inflazione in Eurolandia a novembre: +10,1%. Un dato ancora molto alto, ma inferiore al 10,6% di ottobre. E i prezzi frenano pur in costanza dei fattori che hanno innescato l'impennata, a cominciare dalle tensioni provocate dall'invasione russa dell'Ucraina, con la fiammata delle materie prime e dell'energia. Certo, l'aumento dei prezzi va frenato per evitare che eroda del tutto il potere d'acquisto delle famiglie e metta fuori mercato le imprese, costrette pure loro a pagare bollette energetiche stratosferiche.

Ma l'aumento dei tassi rischia di avere effetti trascurabili proprio sull'inflazione importata, quella legata ai costi dell'energia, mentre ha già provocato quasi il raddoppio per le rate dei mutui a tasso variabile e costi non sostenibili per le imprese che volessero finanziari attraverso il sistema bancario. Quasi tutte, in Italia.

 

IRRIGIDIMENTO INUTILE
L'irrigidimento di Madame Bce, fra l'altro, è stato giustificato con la necessità di disinnescare la spirale degli aumenti a due cifre nei prezzi di materie prime e semilavorati per il manifatturiero. Guardacaso però, proprio ieri sono arrivati dati molto meno negativi del previsto proprio su questo versante. A dicembre l'indice Pmi manifatturiero elaborato da S&P Global per l'Eurozona è risalito al valore di 47,8, rispetto al 47,1 di novembre. Il dato migliore degli ultimi tre mesi e superiore alle attese degli analisti. Pur rimanendo al di sotto della soglia neutra di 50 punti e pur indicando il sesto calo consecutivo delle attività, il dato di dicembre ha segnalato un'attenuazione del tasso di contrazione per due mesi consecutivi. Al punto che gli analisti di S&P arrivano a prevedere una recessione «più lieve» di quanto ipotizzato fino a poche settimane or sono. L'esatto contrario delle previsioni funeree ribadite giovedì dalla numero uno della Bce che giustificano gli aumenti a ripetizione per sul costo del denaro previsti per tutto il 2023. E ha ragione il ministro della Difesa Guido Crosetto, quando dice che grazie anche alle decisioni della Lagarde si sta creando una situazione economica e sociale che rischia di essere la migliore alleata della Russia.

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