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Fisco, cambia tutto: ecco cosa succede a chi non evade

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Sandro Iacometti
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Certo, sul tavolo ci sono il taglio delle tasse attraverso la progressiva riduzione delle aliquote, l’abolizione dell’Irap, la sforbiciata dell’Ires, una tregua estiva con il congelamento degli adempimenti. Tutti interventi che il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, considera delle «priorità» e che inizieranno a prendere forma nella legge delega prevista per marzo. Buone notizie che non reggono, però, il confronto con quella che potrebbe rivelarsi, se tutti le tessere si incastrano davvero, una riforma epocale del fisco. L’idea di partenza è che l’evasione non si combatte mettendosi a correre dietro a chi ha già frodato l’erario. Strategia che, al di là delle buone intenzioni, ha prodotto finora 1.100 miliardi di cartelle esattoriali non riscosse e un livello di tax gap che, spiega Leo, da decenni è inchiodato tra gli 80 e i 100 miliardi.

 

 

Come dice il capo dell’Agenzia delle entrate e della riscossione, Ernesto Maria Ruffini, che si occupa di balzelli dal 2015, «non è che diventa un paese civile se i vigili del fuoco spengono in un minuto gli incendi, ma se nessuno li appicca». In termini fiscali si traduce «nell’indurre i contribuenti a versare spontaneamente le imposte dovute, nell’indurre il gettito spontaneo». Vabbè, direte voi, è la solita storia del fisco amico, una fregatura. In realtà, è qualcosa di molto diverso. Si tratta, come sottolinea Leo, di cambiare «approccio». E questo significa smetterla di bastonare i contribuenti normali, quelli che non passano le giornate a pensare come sfuggire alle tasse, ma a come districarsi tra i mille adempimenti e a come evitare le sanzioni severissime, anche penali, se metti una virgola fuori posto. Per quanto riguarda gli accertamenti, Leo ha intenzione di distinguere tra aziende più piccole, per le quali si immagina un «concordato preventivo biennale», e quelle più grandi, intervenendo sulla “cooperative compliance”, ad esempio abbassando la soglia di accesso.

 

 

L’obiettivo, spiega, è favorire un «dialogo» prima della fase dell'accertamento. Da accompagnare con «misure premiali» per chi collabora, come la riduzione (fino all'azzeramento) delle sanzioni. Altro tassello è l’abolizione del reato di dichiarazione infedele, «se c'è una trasparenza nei comportamenti del contribuente». Il segnale che la direzione è giusta arriva dai risultati della tregua fiscale: nei primi 5 giorni sono già arrivate 65mila richieste di definizione agevolata delle cartelle. È il primo passo verso quello che il viceministro di Fdi definisce «un fisco più equo e a misura d’uomo». Un contributo in questa prospettiva arriva anche dalla Lega, che ieri, insieme ai Liberisti Italiani di Andrea Bernaudo, ha proposto di abolire la riscossione in pendenza di un giudizio tributario. Così, ha detto Armando Siri, responsabile del programma della Lega, «si elimina l’inversione dell’onere della prova a carico del cittadino». 

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