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Borsa, i mercati più attenti alle fiammate dei bond che alle bombe

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Buddy Fox
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Sono passati 16 giorni e 13 sedute di borsa da quel 23 ottobre, per molti risparmiatori un lunedì qualunque, per i più attenti investitori forse un punto di svolta. Quel giorno su “X”, Bill Ackman annuncia la sua operazione con poche e semplici parole: «We covered our bond short». Che significa tutto questo? Significa che Ackman ha deciso di chiudere tutta la sua posizione scoperta in bond, in parole più semplici dal 23/10 non è più venditore di bond, e se a dirlo è il gestore di un hedge fund (fondatore di Pershing Square Capital Management) che ha un patrimonio stimato in oltre 3,5 miliardi di dollari, la notizia è di quelle che fanno tendenza.

Infatti da quel lunedì il rendimento sul Tbond 10Y (il titolo più rappresentativo e più seguito della gamma dei titoli di Stato) dopo aver toccato la quota simbolo del 5% è precipitato di 50 bps fino agli attuali 4,50%. E a noi cosa interessa, si chiederanno gli investitori. Ci deve interessare e molto, anzi è quasi vitale, perché mentre il mainstream commemora il mese di guerra tra Israele e Hamas, analizzando gli sviluppi sui mercati (per la cronaca il 6 ottobre alla vigilia dell’attentato il Nasdaq era a 15.021 e oggi è sopra 15.200) e distraendo il pubblico dalle reali dinamiche che muovono i listini, i più attenti si accorgeranno che quasi simultaneamente alla caduta dei rendimenti sul Tbond si è assistito alla virata al rialzo su tutte le borse mondiali. Il discorso può sembrare cinico ma sono costretto a ripeterlo, non sono le fiamme delle bombe a spaventare gli investitori, ma le fiammate dei rendimenti sui bond, più quest’ultimi calano e più ci sarà sollievo per le azioni. E più di quanto durerà la guerra dobbiamo chiederci se la “chiamata” di Ackman sarà sufficiente a placare la risalita dei rendimenti.

Ed è qui il dubbio, perché a me questi movimenti ricordano la fase di bear market (mercato al ribasso) vissuta da Wall Street dopo lo scoppio della bolla internet nel 2000, quando successivamente a ogni crollo di borsa, spuntava un guru o pseudo tale che lanciava il segnale di acquisto, “è il minimo” ripetevano ogni volta, si scoprirà che ci vorranno ben due anni per trovare il fondo. Due anni di grandi rimbalzi e discese sempre più profonde, ed è quello che temo per i Bond, un mercato che ha visto un lungo toro durato ben 30 anni e ora è nella fase orso, un ciclo che sembra appena cominciato. DAX: nonostante il rimbalzo non cambio idea, finché si sta sotto 15.600 resto short. NEXI: 3 settimane fa la volevano tutti, 2 settimane fa sembrava che il digital payment fosse in fallimento, ora sembra che ci sia un’Opa al giorno. Le dinamiche sono queste, da un lato le “mani forti" che prima accumulano sulla debolezza e spingono le notizie scaricando poi in alto, dall’altro il “parco buoi” che finisce nel tritacarne facendo sempre l’opposto. Sarà interessante la reazione dopo la trimestrale. Dubito ci sarà l’Opa, ma a me sembra che sotto €6 siano prezzi buoni e che €7 sia un primo traguardo.

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