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Repubblica, scoppia la rissa: "La nave affonda"

di A.V. venerdì 5 gennaio 2024

2' di lettura

Non c’è pace a Repubblica. Dopo il durissimo comunicato di metà dicembre coi 5 giorni di sciopero paventati, il 2024 si apre con una mail esplosiva del Comitato di redazione (Cdr) a tutti i giornalisti della testata. La sintesi è che la direzione e la proprietà si sono allontanate dall’identità del giornale, e ci arriviamo. Prima ricordiamo che nel 2020 gli Elkann, proprietari di Repubblica, hanno venduto il Tirreno, la Gazzetta di Modena, la Gazzetta di Reggio e La Nuova Ferrara. Nel 2021 si sono liberati di MicroMega. Nel 2022 la vendita dell’Espresso. Poi, nel 2023, la cessione di 6 testate del Nord-Est (Corriere delle Alpi, Il Piccolo, Messaggero Veneto, La Nuova Venezia, Il Mattino di Padova e La Tribuna di Treviso). Pochi giorni prima di quel comunicato, il fondatore, De Benedetti, aveva a sua volta picchiato duro contro gli Elkann, accusandoli di fatto di aver distrutto il quotidiano.

Entriamo nel dettaglio del comunicato di fuoco del Cdr: «L’anno che si chiude è stato sofferto e difficile, assai deludente per tutti noi. Il nostro giornale continua a perdere copie, abbonamenti e non riesce a trovare una strada nel digitale. E questo, a nostro avviso», continua il testo, «per la mancanza di una chiara strategia di investimenti, marketig, obiettivi, collocazione nel panorama editoriale. Nonostante gli sforzi titanici di tutti noi.

La difesa dell’identità di Repubblica (ciò che sembra importare solo a noi giornaliste e a noi giornalisti che amiamo questo quotidiano e il lavoro che facciamo) ci ha impegnato in un anno che ha segnato la per noi traumatica disgregazione di quello che era il più importante gruppo editoriale del nostro Paese, smembrato e dismesso da un editore il cui progetto resta per noi incomprensibile, oltre che frutto di preoccupazione». La redazione, si legge sempre nel comunicato, attende dal direttore Maurizio Molinari il nuovo piano editoriale: «Come sappiamo nel futuro prossimo ci sono ancora tagli, riduzione del perimetro giornalistico, mortificazione di competenze e professionalità (...) il 2024 si preannuncia un anno di dura battaglia a difesa del nostro posto di lavoro, del nostro nome (...) dovremo affrontarlo insieme perché da questa cadura rovinosa non si salva nessuno. Vedere Repubblica che viene abbandonata come una nave che affonda è motivo di particolare amarezza». 

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