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Giancarlo Giorgetti, la profezia: "Bruxelles ci sanzionerà per il deficit eccessivo"

Michele Zaccardi
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«È scontato che la Commissione europea raccomanderà al Consiglio di aprire una procedura per disavanzo eccessivo nei confronti del nostro come di diversi altri Paesi». Sono i conti pubblici del 2023 a cui si riferisce Giancarlo Giorgetti. E al ministro non resta che ricordare cosa succederà nei prossimi mesi, evitando così facili strumentalizzazioni da parte dell’opposizione. Perché se nel 2023 l’Italia ha registrato un deficit del 7,2%, ampiamente superiore al vincolo del 3%, confermato pure nel nuovo Patto di Stabilità, che dovrebbe entrare in vigore all’inizio dell’estate, è anche vero che a gonfiare il disavanzo ha contribuito in modo decisivo il Superbonus, varato da Pd e M5s. E non è un caso che il governo, non più di una settimana fa, sia intervenuto per frenare la corsa della maxi agevolazione. Il timore era che il buco da 40 miliardi scavato dai crediti edilizi nei conti del 2023 si potesse allargare ulteriormente. Nel giro di pochi mesi, infatti, il disavanzo è lievitato di quasi due punti di Pil (appunto 40 miliardi), passando dal 5,3% stimato dal governo a ottobre al 7,2% certificato a inizio marzo dall’Istat.

È sulla base di questi numeri che la Commissione proporrà dunque l’apertura di una procedura di infrazione come anticipato da Libero il 24 agosto scorso - che impone un aggiustamento annuo di almeno lo 0,5% del Pil. Certo, siccome dalle elezioni europee uscirà una Commissione diversa da quella attuale, la speranza è che si arrivi a un compromesso, che permetta di alleggerire gli sforzi per tornare sotto la soglia del 3%. Anche perché, come ha sottolineato Giorgetti, oltre all’Italia, ci sono altri undici Paesi che sforano il parametro del deficit, compresa la Francia. Ma l’audizione del ministro dell’Economia davanti alle commissioni bilancio di Camera e Senato è stata anche l’occasione per fare il punto sul percorso della finanza pubblica dei prossimi anni, il cui quadro sarà fornito dal Documento di economia e finanza (Def), che sarà pubblicato entro il 10 aprile. Secondo quanto riportato da il Sole 24 Ore, le tabelle del Mef dovrebbero indicare una crescita del Pil dell’1% per quest’anno e dell’1,2% per il prossimo, mentre il disavanzo non dovrebbe discostarsi troppo dalle previsioni di ottobre (4,3%). Probabile, dunque, che si attesti al di sotto del 4,5%, per poi scendere al 4% nel 2025.

 


Ma c’è da considerare anche che la riforma del Patto di Stabilità complicherà, e non poco, il lavoro dei tecnici del Tesoro. Tanto che la parte programmatica del Def, quella che indica gli spazi di bilancio per la manovra 2025, potrebbe essere solo abbozzata, lasciando la definizione dei dettagli alla Nadef di ottobre, quando sarò negoziato con Bruxelles il piano di rientro del debito previsto dal nuovo Patto. Questo, ha spiegato Giorgetti, «comporterà la necessità di rivedere le disposizioni che disciplinano la tempistica e i contenuti del Def» che, pertanto, sarà «assai asciutto» rispetto al passato. La definizione delle nuove regole di governance europea, ha sottolineato il ministro, è un processo «complicato» che «richiede tempo e anche un minimo di flessibilità e intelligenza, che auspico nella nuova Commissione che si formerà dopo le elezioni».

 


Il vero nodo da sciogliere, del resto, è l’evoluzione del debito pubblico, su cui si concentrerà l’attenzione di Bruxelles e su cui inciderà la spesa per il Superbonus. Di numeri, il ministro non ne ha forniti («un po’ di suspance, dai», ha detto), ma le rate del bonus 110, maturate negli scorsi anni e che verranno portate in detrazione delle tasse, potrebbero peggiorare dello 0,5-0,8% il rapporto debito-Pil (nel 2023 al 137,3% secondo l’Istat) rispetto a quanto stimato dal governo a ottobre. Nel periodo 2024-2026, i crediti edilizi peseranno infatti per 30-40 miliardi sul fabbisogno dello Stato, molto di più dei 24 previsti finora. Ed è soprattutto per questo motivo che la presentazione del Def è in leggero ritardo sulla tabella di marcia. Il documento doveva essere pubblicato oggi, ma il governo si è preso qualche giorno in più- il Consiglio dei ministri che darà il via libera al testo si riunirà il 9 aprile - per avere a disposizione gli ultimi dati dell’Enea sul Superbonus. Ed è proprio alla maxi agevolazione edilizia che Giorgetti sembrava riferirsi quando ha parlato della necessità di sostituire «i crediti di imposta, con tipologie di intervento effettivamente controllabili», come i contributi. L’alto livello del debito pubblico, ha dichiarato il ministro, «richiede la massima ponderazione delle risorse da destinare alle singole politiche» e la «necessità di monitorare» gli effettivi benefici. «Solo così» ha aggiunto, «si potrà garantire il pieno rispetto del percorso di spesa netta previsto dal Piano fiscale-strutturale (stabilito dalle nuove regole europee, ndr) ed evitare interventi di correzione ex post».

 

 

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