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Governo, dopo le elezioni servono più investimenti

Gestione soldi

Bruno Villois
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 Il sistema socioeconomico Italia si sta incamminando verso la fase più delicata che si deve incanalare o verso una ripresa o un ulteriore rallentamento. La prima può avere nel Pnrr il suo primo riferimento, avendo a disposizioni ben oltre la metà di quanto spetta all’Italia, e presto dovrebbe essere incassata un’ulteriore rata. Il rallentamento è, invece, legato a una produzione industriale che risente in misura extra large dell’appannamento di Cina e Germania e, nonostante ciò, ha mantenuto una discreta resilienza. A far la differenza in positivo almeno fino all’autunno dovrebbe essere la stagione turistica, seppur rallentata dal calo interno ma compensata dalla crescita estera, sia in termini di fatturato sia di presenze e con capacità e propensione alla spesa ben superiore a quella italiana.

Le categorie economiche del terziario restano fiduciose per l’intero 2024, quelle della manifattura lo sono molto meno e già aleggiano segnali di pessimismo. Il rischio di sostanziali contrapposizioni politiche nella messa in campo delle governance comunitaria, associato al caso Ucraina, possono costituire un corposo rallentamento per gli investimenti privati e ancor più l’interesse verso l’Europa degli investitori internazionali, interesse che da inizio anno è diventato sempre più timido, anche in ragione di importanti carenze europee nei temi che hanno dato slancio alle borse nell’intero 2023 e nel I trimestre 2024. In Italia a dare particolare impeto è stato il comparto bancario che, dopo lo slancio dei lusinghieri risultati e dei copiosi dividendi, ha iniziato a tirare i remi in barca. Le prime 5 banche a capitale italiano nel trimestre appena terminato hanno avuto una performance media di un +2,5%, ma nell’ultimo mese sono andate in rosso.

 


Nel 2023 il tasso medio di crescita è stato di oltre il 40%, ha portato il FtseMib intorno ad un rialzo del 20%. Il calo riscontrato nell’ultimo mese ha avuto alcune cause a cominciare dal rallentamento dell’economia e degli investimenti e di un tasso di sconto della Bce troppo ritardato nella discesa. Le altre principali banche di Eurolandia lo scorso anno, pur avendo anch’esse eccellenti risultati, hanno raggiunto aumenti medi dimezzati rispetto a quelli italiani. A far la differenza è il possibile risiko di almeno due delle prime cinque. Solo una consistente ripresa delle economie tedesca e cinese creerebbe le condizioni per un rilancio degli investimenti e quindi della domanda di finanziamenti, ma per aumentarne le dimensioni positive servirebbe la fine della guerra in Ucraina e una stabilizzazione della governance europea che non escluda l’Italia, la cui maggioranza di governo ha vinto le elezioni europee. Per poter dar consistenza a una ripresa europea e italiana, concorreranno gli investimenti pubblici e privati in IT, in modo da ridimensionare il ritardo nei confronti di Usa, Cina, Giappone e Corea ed India, i cui passi avanti sono addirittura superiori a quelli fatti in un quarto di secolo dalla Cina. Grazie alle Europee il governo Meloni ha consolidato la propria leadership, ora è importante che trovi nelle categorie economiche un convinto alleato perla politica economica e di crescita. Servono risorse pubbliche, ma anche e soprattuto, private.

 

 

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