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La Cina minaccia dazi? La Germania cala subito le braghe

di Attilio Barbieri sabato 24 agosto 2024

3' di lettura

La guerra commerciale fra Ue e Cina divampa. E la Germania, allarmata per le nuove misure annunciate ieri da Pechino, cala le braghe. Dopo aver minacciato i dazi sui formaggi europei i cinesi rincarano la dose: pronte anche nuove tariffe doganali sulle auto made in Ue di grossa cilindrata. Ieri l'agenzia di stampa statale Xinhua - espressione del Partito comunista - ha annunciato che «dopo l’indagine anti sovvenzioni avviata mercoledì sul comparto lattiero-caseario europeo, il dipartimento finanziario del ministero del Commercio ha discusso ieri l'aumento delle aliquote dei dazi con i rappresentanti dell'industria automobilistica cinese». La posta in gioco è notevole.

L'anno scorso, secondo i dati delle dogane cinesi, le importazioni di veicoli con motori da 2,5 litri o superiori in Cina hanno raggiunto un valore di 1,2 miliardi di dollari. E nel 2023 i produttori tedeschi hanno esportato in Cina circa 216.300 veicoli, il 36% dei quali aveva una cilindrata superiore a 2,5 litri. Non è un caso se la portavoce del ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck ha fatto sapere che per il governo del cancelliere Scholz è «centrale» che Bruxelles e Pechino trovino una soluzione per evitare i dazi sull’industria dell’auto e il rischio di una spirale. «La procedura è in corso a Bruxelles e la competenza è della Commissione europea, che tiene i colloqui con la parte cinese», ha puntualizzato la portavoce di Habeck, «ma resta centrale che Bruxelles e il governo cinese lavorino in modo costruttivo a una soluzione della trattativa, in modo da evitare il rischio di una spirale dei dazi».

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Lo scorso anno la Cina ha importato 196mila vetture da 2,5 litri in su, in aumento dell’11% su base annua, secondo i dati della China Passenger Car Association. Nei primi quattro mesi del 2024, invece, l'import cinese di tali veicoli dall'Europa si è fermato a 44mila macchine, in calo del 12% sull'analogo periodo del 2023. Complessivamente le consegne alla Cina di auto made in Ue hanno toccato lo scorso anno un controvalore di 19,4 miliardi di euro, mentre i Ventisette hanno comprato 9,7 miliardi di euro di e-car cinesi, secondo Eurostat. Per le case tedesche il mercato del’ex Celeste impero rappresenta circa il 30% delle vendite e la Germania è di gran lunga maggiore esportatore di veicoli con motori da 2,5 litri o superiori. Il suv di grandi dimensioni Gle Class della Mercedes Benz, le berline S Class e la Cayenne della Porsche sono le tre auto importate dall’Europa più popolari in Cina: insieme pesano per più di un quinto sulle 155.841 auto made in Ue importate nei primi cinque mesi, in base ai dati di China Merchants Bank International. La Slovacchia è il quarto fornitore di auto con motori di grandi dimensioni in Cina e il secondo nella Ue. Quest’anno ha esportato suv per 803 milioni di dollari. Anche gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e il Giappone esportano un gran numero di auto con motori superiori a 2,5 litri e presumibilmente, con il contenzioso Pechino-Bruxelles, trarrebbero i maggiori vantaggi dall’aumento dei dazi che i produttori cinesi, in risposta alle stretta in arrivo sulle e-car, avevano chiesto a giugno di rialzare al 25% dall’attuale 15%. Le notizie in arrivo dalla Cina sono «un chiaro segnale all’Europa» contro i dazi annunciati sui veicoli elettrici; e il segnale andrebbe colto «tornando indietro» dalla corsa al rialzo e promuovendo il «dialogo per soluzioni di partenariato», ha fatto sapere l’associazione dei costruttori tedeschi Vda.
 

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