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Carlo De Benedetti spennato dal "Domani": quanti milioni si è bruciato

Andrea Tomistico
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Domani è un altro rosso. La rivincita editoriale di Carlo De Benedetti, che ha provato a consolarsi della perdita di Repubblica, prima passata in gestione ai figli e poi venduta contro la sua volonta alla Gedi-Exor degli Agnelli-Elkann, non sta evidentemente andando come doveva. Come non bastassero le ingenti perdite registrate dalla sua holding Romed, che nel 2022 ha lasciato sul terreno 43,9 miliardi, a cui si aggiungono i 31,4 dell’anno precedente, l’ingegnere sarà presto costretto a sborsare altri quattrini per tenere in piedi il suo battagliero quotidiano di lotta e di anti-governo, che nelle notizie ci sguazza al punto da finirci spesso dentro con tutti i piedi, come nel caso dell’inchiesta di Cantone su Striano e Laudati e del presunto stupro tra giornalisti di cui tanto si parla in questi giorni. Tutte vicende in cui sono coinvolti alcuni colleghi del Domani.

Che la situazione finanziaria del quotidiano non fosse rosea lo si era capito già da tempo. Nel 2022 il giornale ha perso 3,5 milioni e la Romed ha dovuto svalutare la partecipazione per 7,6 milioni. L’emorraggia, però, malgrado il cambio sul ponte di comando, la direzione è passata da Stefano Feltri a Emiliano Fittipaldi, non si è arrestata. Nel 2023, come rivela ItaliaOggi, i ricavi si sono fermati a quota 5,28 milioni rispetto ai 5,51 del 2022. I costi si sono ridotti, ma di poco. Da 8,2 a 7,78 milioni. Risultato, il Domani ha perso altri 1,9 milioni di euro. Botta non indifferente. Ma è il conto complessivo che fa impressione. La pubblicazione è infatti nata solo nel 2020, con una dote iniziale di 10 milioni. Che nelle previsioni di De Benedetti sarebbero dovuti bastare a tenere in piedi il giornale nella fase di avvio per consentirgli poi di camminare sulle sue gambe. Intendiamoci, pochissime aziende editoriali tradizionali sono in attivo e quasi tutte devono fare i conti con la crisi del settore e la concorrenza spietata dei nuovi media. Quello del Domani, però, è stato un percorso di guerra. Dal 2020 al 2023, infatti, ha bruciato quasi del tutto i 10 milioni di partenza.

 

 


Nel bilancio 2023 il capitale sociale si è ridotto ad appena 272mila euro. Inevitabili le contromisure. L’assemblea dei soci, rappresentati sostanzialmente dalla Romed, hanno dovuto deliberare un aumento di capitale per altri 6 milioni. Problema risolto? Non proprio. Oltre al nuovo salasso, infatti, c’è pure quello vecchio. A fine dicembre dello scorso anno, infatti, dei 10 milioni di capitale sociale contabilizzati dall’Editoriale Domani, ne risultano versati solo 9. Manca all’appello, dunque, un altro milioni che De Benedetti dovrà tirare fuori dalle sue tasche. Una tranche di 500mila euro, comunque, sembra sia stata già versata nel corso di quest’anno. Per carità, all’ingegnere i soldi non mancano. Ma il suo impero, per quanto lui continui ad impartire a tutti lezioni di business, non è più solido come una volta. Di sicuro non così solido da poter sostenere troppo a lungo una raffica di attività in costante perdita.

 

 

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