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Oms, guerra al vino italiano: prezzi folli per non farcelo più bere

di Tommaso Lorenzini giovedì 17 luglio 2025

4' di lettura

 Diranno che lo fanno per noie, quando qualcuno alzerà il dito per obiettare che “vivere da malati per morire sani” non assomiglia a un’idea geniale (e non cambia il finale di partita), presenteranno studi e numeri per terrorizzarci e farci rinsavire, come i tre milioni di vittime legate in qualche modo all’alcol ogni anno nel mondo.
Stavolta l’Organizazione Mondiale della Sanità dichiara una guerra come non si era mai vista proprio a vino e alcolici, al tabacco e alle bevande zuccherate: tutte quelle cose che ci fanno talmente male da non volerci rinunciare, perché ci fanno anche stare bene. Ci fanno vivere.

L’Oms, ricordiamo, è quell’ente la cui missione è «migliorare la salute di tutti, dappertutto», ma che, per dire, ha impiegato due anni (due!) per mettere nero su bianco che il Covid si trasmetteva per via aerea, e che ha gestito la pandemia con imbarazzanti errori, dalla sottovalutazione degli asintomatici alle omissioni su Cina e vaccini.

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TASSARE I VIZI
Dunque prepariamoci alla prossima offensiva. Il percorso parte da lontano. Viene piazzata una prima bandierina nel giugno 2024, quando l’Oms pubblica i dati aggiornati del “Rapporto Globale su alcol e salute e sul trattamento dei disturbi da uso di sostanze” con il quale lancia l’allarme su uno scenario «aggravato» e chiede di intervenire per limitarne gli effetti. A febbraio 2025, l’Oms diffonde un nuovo report mirato sull’Europa, che annegherebbe nell’alcol i propri guai: il consumo nell’ultimo decennio è rimasto stabile tanto da rendere il Vecchio Continente la regione mondiale più a rischio.

E arriviamo a maggio. Ecco il rapporto “Too Cheap to Ignore”, letteralmente “Troppo a buon mercato per essere ignorato”. Dati alla mano, l’Oms avvisa i governi evidenziando come alcol, tabacco e bevande zuccherate siano oggi troppo accessibili e troppo pericolosi per essere gestiti così. Lamentando che «se l’alcol diventa più facile da permettersi a causa dei redditi più alti, è probabile che il consumo aumenti e che ne conseguano danni», e che la reazione della politica è troppo lenta, addirittura assurdamente permissiva, visto che «nel 2022, solo 28 dei 53 Stati membri (dell’Oms, ndr) applicavano una qualsiasi forma di accisa sul vino, lasciando una quota significativa del consumo di alcolici non tassata».

Toh, esiste dunque ancora un po’ di libertà per il popolino? Allora stringiamo le maglie. Come? Con misure centralistiche in stile sovietico. Dunque l’invito è «tassare l’alcol», un appello considerato «un momento di educazione finanziaria»: virgolettati incredibili che riportiamo direttamente dal sito dell’Oms, il quale qualche giorno fa ha mosso i pezzi grossi per dichiarare scacco matto. È freschissimo di presentazione infatti il piano denominato “3 by 35” il cui obiettivo è stangare in nome della salute.

Con il documento, l’Oms invita caldamente i governi ad aumentare del 50% i prezzi reali di almeno uno dei tre prodotti nocivi entro il 2035 grazie a politiche fiscali più incisive. Un «incoraggiamento» su scala globale contro gli alcolici, qualunque essi siano, ma anche il tabacco e i derivati (appena finiti anche nel mirino della Ue) e le bevande zuccherate, «attraverso tasse sanitarie, in una mossa progettata per frenare le malattie croniche e generare entrate pubbliche fondamentali. L’iniziativa “3 by 35” arriva in un momento in cui i sistemi sanitari sono sottoposti a un’enorme pressione a causa dell’aumento delle malattie non trasmissibili (Ncd), della riduzione degli aiuti allo sviluppo e dell’aumento del debito pubblico», spiega l’Oms, che aggiunge: «Il consumo di tabacco, alcol e bevande zuccherate sta alimentando l’epidemia di malattie non trasmissibili», tra cui «malattie cardiache, cancro e diabete», che «rappresentano oltre il 75% di tutti i decessi in tutto il mondo. Un recente rapporto mostra che un aumento una tantum del 50% dei prezzi di questi prodotti potrebbe prevenire 50 milioni di morti premature nei prossimi 50 anni».

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NUMERI NON VERIFICABILI
Numeri la cui effettiva realtà, seppur basata su stime matematiche, è impossibile confermare. E chissenefrega se il risultato sarebbe ridurre la competitività del vino europeo (l’Italia è il maggior produttore al mondo) rispetto a mercati extra-UE, penalizzare l’export, danneggiare il settore enogastronomico (l’impatto sul Pil nazionale è oltre 40 miliardi di euro, fonte “Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano” 2025). Si sta facendo un gran polverone sui dazi degli Stati Uniti, attenti che il lupo potrebbe essere nascosto da un’altra parte...

Come detto, il grande paradosso è che la causa principale della piaga dell’alcol sarebbe il diffuso benessere raggiunto, anch’esso evidentemente non apprezzato dall’Oms. Secondo il rapporto “Too Cheap to Ignore”, tra il 2000 e il 2020, nei Paesi Ue l’accessibilità della birra è aumentata del 46%, quella dei superalcolici del 37% e quella del vino addirittura del 76%. Insomma, stiamo bene, ma se ce la godiamo facciamo peccato mortale e l’Oms non ci sta e ci impone la penitenza. Sempre per la nostra salute. Il tutto con il presupposto della parolina magica «consumo», e non «abuso»: cosa che conferisce un senso di repressione all’intera manovra ben lontano dal presunto intento educativo e preventivo. Non una novità...

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