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Il successo del governo sta nel rimanere con i piedi per terra

La premier Meloni è riuscita a guadagnare una stima internazionale di particolare rilevanza, condizione che è stata supportata dalla stabilita della compagine di maggioranza e dall’apprezzamento del sistema finanziario internazionale
di Bruno Villoissabato 4 ottobre 2025
Il successo del governo sta nel rimanere con i piedi per terra

(Ansa)

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L’economia mondiale risente sempre più dello scardinamento dell’ordinamento mondiale animando contrapposizioni di particolare rilevanza, ovvero di tensioni socio economiche-finanziarie che, pur non ancora lampanti, fanno presagire un fine 2025 e un intero 2026 particolarmente complessi. Il fatto che negli Usa sia in crescita il club dei pessimisti, che ormai annovera Apple, Meta, Tesla, Microsoft e tanti altri big, i quali hanno messo un freno alle acquisizioni, la dice lunga su come, a cominciare dagli States, si stia innescando una fragilità ben oltre quel che dicono i numeri, nonostante che le seconde trimestrali dell’anno, pur inferiori alle aspettative, abbiano ancora realizzato un adeguato ritorno sugli investimenti. Nel nostro Paese convivono alcune situazioni contrastanti. Si ha timore per il futuro ma si va lo stesso in vacanza, magari indebitandosi o limitando sostanzialmente le spese voluttuarie, e tagliando pure la spesa alimentare. Ma c’è un futuro che comunque potrebbe migliorare grazie alle politiche governative. La premier Meloni è riuscita a guadagnare una stima internazionale di particolare rilevanza, condizione che è stata supportata dalla stabilita della compagine di maggioranza e dall’apprezzamento del sistema finanziario internazionale. Ha lavorato sulla riduzione delle tasse, l’aumento dei salari e delle pensioni minime, ma nel rispetto dei conti pubblici e del riequilibrio di disavanzo, deficit e debito pubblico. Ha associato accoglienza limitata agli immigrati e al loro status di italiani, con gradimento di una ampia fascia di elettorato. Restano da riclassificare istruzione, salute, assistenza, modernizzazione, incentivi agli investimenti, salari collegati alla produttività, forme per ridurre la povertà. Tutte componenti in lista del governo, ma di difficile soluzione. Offrire agli insegnanti in prima istanza una preparazione aggiornata e mezzi tecnologici per renderla operativa non stimola i lavoratori della scuola, meglio allora puntare sull’inserimento in ruolo di centinaia di migliaia di nuovi docenti, in modo da ridurre il deficit di personale. Il salario minimo, senza imporre una formazione idonea per svolgerlo, e agganciare il lavoro alla produttività fa parte di un sogno, giustamente evitato dal governo. Ma anche la flat tax allargata fa parte della partita dell’impossibile, come dei mille euro di pensione al mese o l’abbassamento dell’età pensionabile. La saggezza della politica meloniana sta nell’avere i piedi per terra, seguire il consenso, evitando però di andare fuori dalla sostenibilità finanziaria. Sarà importante, semmai, ascoltare le rappresentanze datoriali e con esse concertare il presente che guarda al futuro, ascoltando gli elettori, integrando di contenuti l’attività di governo del biennio in corso. Le sfide dei salari e del potere d’acquisto vanno affrontate con una politica industriale che raccordi investimenti e sostegno pubblico alle imprese attraverso la fiscalità, con produttività e competitività al centro della politica industriale del Paese.