A rilanciare l’idea di una patrimoniale ci si è messo ieri Maurizio Landini. «Non volerla fare» ha dichiarato, «è una scelta politica: vuol dire che tu stai privilegiando 500mila ricchi contro 40 milioni di persone oneste che pagano le tasse, che lavorano e che tengono in piedi questo Paese». Ma già nei giorni scorsi il segretario della Cgil aveva lanciato la sua proposta: un “contributo di solidarietà” dell’1% dei 500mila italiani più ricchi, con una ricchezza superiore ai 2 milioni.
Gettito stimato: 26 miliardi di euro. Soldi da destinare, ovviamente, a sanità, assunzioni, scuola e, testuale, «per aumentare gli stipendi a tutti». Il solito ritornello, insomma. A cui ha risposto il vicepremier e leader di Fi, Antonio Tajani, che ieri ha ribadito quanto già detto dalla premier Giorgia Meloni: «È una cosa da Unione sovietica. Finché saremo al governo non la faremo mai».
I NUMERI
Un’assicurazione che si basa anche su un dato di fatto: sebbene non ci sia una patrimoniale vera e propria, in Italia esistono già adesso tantissime imposte che vanno a colpire il patrimonio. La più famosa è naturalmente l’Imu. Ma i balzelli che colpiscono la ricchezza degli italiani sono numerosi. E soprattutto garantiscono allo Stato un gettito che nel 2024 si è attestato a 45,8 miliardi di euro. Si tratta della quarta fonte di entrate per le casse statali dopo l’Irpef (235,5 miliardi di euro), l’Iva (180,8 miliardi) e l’Ires (l’imposta sui profitti delle società, 57,7 miliardi).
Ma quali sono le patrimoniali in vigore? Partiamo dall’Imu, che assicura anche il gettito maggiore: 18,103 miliardi di euro nel 2024 secondo i dati del Dipartimento delle Finanze, a cui vanno aggiunti 44 milioni della Tasi (dal 2020 accorpata all’Imu).
È l’imposta che grava sulle abitazioni e si applica sul valore catastale degli immobili, tranne le prime case (se non di lusso), con un’aliquota di base dello 0,86%, che i comuni possono alzare fino all’1,14%.
Le imposte più pesanti in termini di gettito sono poi le imposte di bollo: l’anno scorso hanno generato incassi per 8,805 miliardi di euro (+2,028 miliardi, +29,9% sul 2023). C’è poi il bollo auto, i cui proventi (7,5 miliardi) finiscono alle Regioni. Ancora: l’imposta di registro pagata da chi registra un’operazione (come i trasferimenti di proprietà).
Per i trasferimenti immobiliari l’imposta si applica sul corrispettivo pagato sul valore catastale e ha un’aliquota base del 9%. L’anno scorso ha garantito allo Stato incassi per 5,748 miliardi. Ma la lista continua. Perché c’è l’imposta ipotecaria, che colpisce il trasferimento di proprietà immobiliari ed è pari al 2% del valore dell’immobile. Gettito nel 2024: 1,844 miliardi di euro (+100 milioni di euro, +5,7%). E poi l’imposta catastale (723 milioni), che va pagata in conseguenza di una voltura riguardante il passaggio di proprietà di un’immobile (1% del valore dell’immobile), e l’imposta su successioni e donazioni (1,012 miliardi).
Sempre sulle case, c’è l’Imposta sul valore degli immobili situati all’estero (Ivie), pagata dalle persone fisiche residenti che possiedono immobili all’estero con un’aliquota dell’1,06% (allo 0,76% fino al 2023) del valore dell’immobile. Dalle dichiarazioni dei redditi 2024, per i redditi del 2023, emerge che sono 122.100 i residenti in Italia che hanno dichiarato il possesso di immobili oltre confine per un valore di 33,1 miliardi. L’Ivie ha garantito all’Erario un incasso di 95,7 milioni di euro.
Ma sono tassate anche le attività finanziarie detenute all’estero. Sono 332.600 i soggetti che hanno dichiarato al Fisco asset per 178,1 miliardi di euro. L’imposta (Ivafe) è pari al 2 per mille e ha garantito allo Stato circa 85,7 milioni di euro. Insomma, le tasse sulla ricchezza sono numerose.
LA SITUAZIONE IN EUROPA
Ma qual è la situazione nel resto d’Europa? Secondo una recente analisi di Tax Foundation, solo tre Paesi europei applicano una patrimoniale vera e propria, ovvero su tutta la ricchezza posseduta da una persona, al netto dei debiti: Norvegia, Spagna e Svizzera. Altri quattro invece - Francia, Italia, Belgio e Paesi Bassi prevedono imposte su determinati beni, ma non sul patrimonio netto di un individuo in sé. In Spagna, ad esempio, nel 2022 il governo ha introdotto un’imposta patrimoniale di solidarietà, resa strutturale nel 2023, con un’aliquota compresa tra l’1,7% e il 3,5% chi ha un patrimonio netto superiore ai 3 milioni di euro. Questo mentre la Francia nel 2018 ha sostituito l’impostasul patrimonio netto con una tassa su quello immobiliare. La paga chi ha un patrimonio netto superiore a 1,3 milioni di euro. L’aliquota può arrivare fino all’1,5%.