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Fisco più leggero per i commercianti che non chiudono

L’allarme di Confcommercio sulla desertificazione residenziale dei centri delle città, non può che preoccupare complessivamente il sistema socioeconomico, spingendo verso il basso l’offerta immobiliare e parimenti gli investimenti nei trasporti pubblici e alimentando l’insicurezza
di Bruno Villoissabato 22 novembre 2025
Fisco più leggero per i commercianti che non chiudono

2' di lettura

L’allarme di Confcommercio sulla desertificazione residenziale dei centri delle città, non può che preoccupare complessivamente il sistema socioeconomico, spingendo verso il basso l’offerta immobiliare e parimenti gli investimenti nei trasporti pubblici e alimentando l’insicurezza. Fino all’arrivo dell’e-commerce l’esercizio commerciale di ogni tipologia, ha rappresentato uno stimolo a vivere in rioni dove la vita disponeva di servizi che ne nutrivano il quotidiano e garantivano per ogni famiglia un riferimento sicuro del prodotto in offerta, dall’alimentare, all’abbigliamento, con i pubblici esercizi, bar e ristorante, a favorire l’integrazione per i ricambi residenziali.

Lo straordinario esempio del primo e secondo quadrilatero milanese rappresenta, seppur per un target di elevato standard economico, quanto siano fondamentali gli esercizi commerciali, riuscendo a fondere il residenziale con il turistico, ma anche il business. Stessa importanza rivestono i negozi, seppur con minor rilevanza e brillantezza, per il primo centro di ogni città capoluogo di provincia, anche se a differenza di Milano non dispongono di un secondo quadrilatero e sfociano subito nelle periferie dove la desertificazione dell’intero comparto commerciale diventa sempre più schiacciante. Rilanciarne la presenza appare sempre più difficile, sia nelle città ad alta vocazione turistica, che a bassa. Per le prime incidono sicuramente anche gli affitti brevi, i cui utilizzatori hanno esigenze molto diverse dai residenti. Per le altre è il modus vivendi dei residenti che vorrebbero avere il negozio di prossimità, ma poi punta sulla grande distribuzione e sull’e-commerce. I costi di esercizio dei piccoli e medi esercizi si sono moltiplicati, mentre gli introiti si sono sensibilmente alleggeriti, spingendo molti esercenti ad abbassare definitivamente la saracinesca, con chiusure a raffica. Sono i Comuni e le Regioni che dovrebbero correre ai ripari, dando corso ad una programmazione incentivante per mantenere o aprire nuovi esercizi.

Le associazioni di via hanno intensificato azioni mirate a ridare motivazioni attrattive da una parte per i residenti, dall’altra per dare motivazioni agli esercenti a mantenere le posizioni. Servirebbe un fisco nazionale premiante per le attività commerciali ubicate fuori dal primo e secondo centro delle grandi città, in grado di limitare la pressione al 15%, con i balzelli locali ad un massimo del 3 o 5%. Percentuali sostenibili per favorire sopravvivenza e nuove aperture. È importante però che anche banche e poste mantengano le posizioni, magari concentrandole in un’area più ampia, ma raggiungibile a piedi. Il valore immobiliare è sicuramente una componente primaria per i proprietari di abitazione ma anche di negozi, la cui presenza, come testimonia la ricerca di Confcommercio, ne favorisce la crescita, come fanno i trasporti pubblici efficienti e ben collegati. Una pianificazione che favorisca il residenziale stabile crea valore, ma è importante anche ricordarsi che il nostro paese ha un basso indice demografico e un alto livello di invecchiamento, quest’ultimo necessità di presenze e servizi. Il commercio fisico ne rappresenta un pilastro.