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Le retromarce (evitabili) sulla legge di Bilancio

La verità, forse, è che dopo tre anni di opposizione che mette benzina nel motore della maggioranza, qualcuno nel centrodestra ha voluto provare l'effetto che fa invertire per una volta l'ordine dei fattori
di Sandro Iacomettivenerdì 19 dicembre 2025
Le retromarce (evitabili) sulla legge di Bilancio

3' di lettura

Ci risiamo. Dopo la stangata sui condomini e la stretta sulle pensioni ieri è arrivato puro l'emendamento per allungare fino a lunedì il voto sul referendum. Provvedimento così indispensabile e necessario che il ministri per i Rapporti col Parlamento, Luca Ciriani, manca il tempo di capire meglio di cosa effettivamente si trattasse, ha puntualmente annunciato che sarà subito infilato nel cestino. A questo punto è associato. Tra i vari strumenti a disposizione, nell'armamentario della maggioranza c'è anche un sofisticatissimo generatore di polemiche inutili e dannose. E poi dice che stiamo indietro sul fronte dell'innovazione.

Qui siamo di fronte ad un ritrovato della tecnica in grado di far impallidire i chip di Nvidia e gli algoritmi di OpenAi. Altro che che chiacchiere. Avete presente la manovra? Solo qualche giorno fa il governo ha rifatto bene i conti, ha rimesso mano ai saldi e ha tirato fuori dal cilindro 3,5 miliardi per le imprese. Un colpo da maestro che a costretto le opposizioni, anche loro evidentemente in possesso di potenti apparecchiature per indicare sempre la linea politica peggiore da seguire su ogni tema sensibile, a salire sulle barricate per la riscrittura della legge di bilancio. Per essere chiari, dopo aver per mesi denunciato che la manovra è troppo magra e trascura la crescita, la sinistra ha pensato bene di scagliarsi contro la magia di Giancarlo Giorgetti sulle nuove risorse per lo sviluppo. Ci si gode la vittoria e si tiene la barra dritta? Ci si vanta di aver spinto le opposizione sul crinale del ridicolo e si spernacchia la surreale battaglia contro i soldi al tessuto produttivo? Macché, troppo facile.

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In Parlamento e nei corridoi di Via XX Settembre ci si è subito precipitati ad attivare il generatore per sfornare qualche norma geniale da gettare in pasto all'opinione pubblica. Qualche bella tassa aggiuntiva? Un taglio delle risorse per la sanità? Ecco l'idea giusta: un bell'allungamento dei tempi per la pensione anticipata e una mazzata sui riscatti delle lauree. Massì, chissenefrega della delusione degli elettori di centrodestra perla mancata riforma della Fornero, pazienza se qualcuno dovrà aspettare qualche mese, o qualche anno, in più per lasciare il lavoro. L'importante è far vedere che si ha a cuore la stabilità dei conti pubblici.
Ma non è tutto, perché il generatore, evidentemente più d'uno lo ha in dotazione, ha subito individuato un nuovo bersaglio. Un tema da niente: la casa. Irrobustiamo le risorse del piano per l'edilizia? Tagliamo l'Imu? No, stabiliamo che gli scrocconi che non pagano il condominio ricevevano una bella pacca sulla spalla e verranno finanziati dagli altri che versano regolarmente le loro quote.

Vorremmo mica che gli amministratori si trovassero a corto di risorse? In più, per indorare un altro po' la pillola, si prevede che tutti debbano dotarsi di abili revisori dei conti per evitare che alla fine dell'anno ci si ritrovi con qualche buco di bilancio. Chi paga? Ovviamente gli stessi che si devono fare carico anche delle quote dei morosi. Un capolavoro. Per carità, il ddl è di ampio respiro e contiene una riforma complessiva del settore. Per per il capogruppo Galeazzo Bignami «trattandosi di una proposta è indispensabile un confronto tra tutti i soggetti interessati in grado di costruire una posizione di buon senso a tutela della casa degli italiani, senza la quale Fratelli d'Italia ritiene che non potrà proseguire il suo iter». Idem per le pensioni, che ha scatenato l'immediata sollevazione di Lega e Fdi, costringendo anche la stessa Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti ad intervenire per bocciare la norma.

Risultato: dei 3,5 miliardi alle imprese nessuno si ricorda più. E manca la figura delle opposizioni, a cui il centrodestra ha generosamente un po' di argomenti forniti per attaccare una manovra efficace e ben calibrata. A questo punto ci si chiede: perché? Anche guardando attentamente, infatti, non si intravedono particolari necessità dei partiti della coalizione, per altro legittima, di piantare bandierine. La verità, forse, è che dopo tre anni di opposizione che mette benzina nel motore della maggioranza, qualcuno nel centrodestra ha voluto provare l'effetto che fa invertire per una volta l'ordine dei fattori.

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