Dal 1° gennaio 2026 la Bulgaria sarà il 21esimo Paese membro dell’Eurozona. Una decisione annunciata dalla Commissione Europea, che ha certificato la conformità del Paese ai criteri di Maastricht e ha segnato l’ultima fase di un processo iniziato quasi vent’anni fa. L’ingresso nell’euro comporterà sì benefici reali per i cittadini bulgari, ma anche una ristrutturazione dei rapporti tra Stato, mercati e cittadini. Tra i vantaggi più immediati ci sarà l’eliminazione del rischio di cambio, con effetti positivi per i commercianti e le imprese che operano nei mercati dell’Unione Europea.
I costi di transazione con i partner dell’Eurozona si ridurranno, favorendo l’integrazione commerciale e la competitività. Un passaggio che avrà ripercussioni positive pure per il sistema bancario. Infatti avere una moneta stabile (nel Paese c’è sempre stato il lev bulgaro, ndr) e credibile come l’euro dovrebbe abbassare i costi di finanziamento sia per le famiglie sia per le imprese, riducendo l’incertezza nei contratti e rendendo più attrattivo l’investimento estero diretto. In più l’ingresso nell’Eurozona potrebbe portare a maggiori fondi Ue grazie a una maggiore fiducia nei confronti del sistema bulgaro. «Ci saranno accessi ai finanziamenti, posti di lavoro di qualità e redditi reali» ha dichiarato di recente la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha parlato di «accesso ai finanziamenti, posti di lavoro di qualità e redditi reali». Tutto ciò probabilmente accadrà se non nell’immediato nel medio-lungo termine, ma certo non dai primi giorni del 2026.
Tanto che, ancora oggi il consenso popolare è tutt’altro che unanime. Infatti solo il 47% dei bulgari sono ottimisti rispetto all’ingresso nell’Eurozona, mentre il 51% è negativo sull’introduzione della moneta unica dal momento che temono un aumento dei prezzi e anche un peggioramento delle condizioni di vita. In più i bulgari vedono come una vera e propria imposizione dall’alto il fatto che la Ue abbia deciso di far entrare ora la Bulgaria nell’Eurozona in un momento particolarmente delicato dal punto di vista interno. Proprio per questo l’esecutivo di Sofia dovrà lavorare per spiegare bene quel che accadrà dal 1° gennaio in avanti, gestendo ed accompagnando questa fase di cambiamento che si verificherà. Ad aggravare una situazione non certo idilliaca, a metà dicembre è anche caduto il governo guidato da Rosen Zhelyazkov e migliaia di persone, da allora, si sono riversate nelle strade chiedendo la fine della diffusa corruzione e una magistratura equa. Inoltre oltre alle questioni politiche ed economiche, c’è anche il fronte militare che preoccupa i bulgari. Infatti, ad oggi la volontà della Nato e in particolare dello Uk e degli Stati dell’Europa orientale sarebbe quella di utilizzare il paese come un tassello essenziale nel confronto con la Russia trasformando così la Bulgaria in una piattaforma avanzata di una futura escalation militare contro Mosca, con rischi enormi per la sicurezza nazionale dello stato. Insomma, l’ingresso della Bulgaria nella Ue sta per trasformarsi anzichè in un’opportunità, nell’ennesima palla al piede per l’Europa. Ricordiamo che il debito pubblico della Bulgaria a fine 2024 era al 24% del Pil, con un deficit del 3% e un’inflazione stabile al 2,8 per cento.
Sempre nel 2024 l’interscambio commerciale tra Italia e Bulgaria ha toccato i 5,9 miliardi di euro con esportazioni verso il Belpaese di circa 3 miliardi e importazioni italiane nel Paese dell’Est a 3,5 mld. L’Italia è il quarto partner della Bulgaria, dopo Germania, Turchia e Romania. Ma per l’Italia che cosa cambierà con l’ingresso della Bulgaria nella Ue? Il Paese diventerà più attraente per gli investitori, e quindi anche per gli imprenditori italiani che vogliono delocalizzare o che hanno già delocalizzato in altri continenti e che intendono tornare a produrre nel Vecchio Continente. Infine parliamo dei tanti pensionati che cercano una vita migliore in Paesi meno cari dell’Italia. Le regole per chi vuol trasferirsi sono cambiate di recente, tanto che ora serve avere un visto di tipo D e presentare una richiesta di residenza permanente alle autorità bulgare. In più serve dimostrare di avere un reddito stabile e sufficiente per mantenere te stesso senza diventare un onere per il sistema sociale bulgaro. Resta positivo il costo della vita che è ben inferiore rispetto al Belpaese e la tassazione resta al 10 per cento. Dagli ultimi numeri diffusi il costo della vita è in media il 38% più basso rispetto all'Italia. Sia per affitti, trasporti e per la spesa alimentare.




