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I Professori ci prendono in giro

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Siamo sull'orlo del crac e il governo taglia la sanità. Contemporaneamente, diamo un miliardo di euro ai Caraibi. E' questa la spending review di Palazzo Chigi?

Giulio Bucchi
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di Maurizio Belpietro Noi pensavamo che tra le priorità di questo governo fossero i disoccupati, cresciuti in poco tempo fino a superare il 10 per cento della popolazione attiva. Oppure le imprese, soprattutto quelle che non ce la fanno perché non riescono a farsi pagare i crediti che lo Stato deve loro. E invece no. Grazie al nostro Carlo Cambi, che lo racconta a pagina 2, abbiamo scoperto che tra le urgenze messe da Mario Monti e compagni in cima alla lista c'è lo sviluppo dei Caraibi. Sì, avete letto bene e noi non abbiamo sbagliato a scrivere. Nella legge delega, la stessa con cui sono state abolite le detrazioni per i contribuenti ed è stata aumentata l'Iva per tutti gli italiani, il governo ha deciso di regalare un po' di soldi alle isole delle Antille. Non si tratta di grandi cifre - poco meno di 5 milioni di euro - ma si aggiungono ad altri doni per vari Paesi esteri, e alla fine concorrono a far superare alla voce «Finanziamento di esigenze indifferibili» il tetto del miliardo di euro. Già, a noi tocca tirare la cinghia perché il Paese è in bolletta, ma il presidente del Consiglio e i suoi ministri spargono denaro a piene mani. Non ci sono i soldi e per questo dobbiamo rassegnarci a pagare più tasse? Vero, ma il denaro per il Fondo Africano di Sviluppo si trova e infatti ci apprestiamo a sganciare sull'unghia quasi 320 milioni. Mancano i fondi per rifinanziare gli sconti fiscali concessi a chi si compra la casa e la ristruttura? Verissimo, ciò nonostante non sia mai che l'Italia faccia mancare il proprio contributo allo sviluppo dell'Asia. Non abbiamo risorse da destinare all'agricoltura e perciò siamo costretti a stangare i coltivatori rivalutando del 15 per cento i redditi dominicali? Purtroppo le cose stanno così. Però gli italiani sono gente di buon cuore e, anche se molti di noi hanno le pezze al sedere, ecco trovati 58 milioni di euro per lo sviluppo agricolo internazionale. Del resto, nel nostro Paese i contadini sono già sviluppati da un pezzo, dunque di finanziamenti non ne hanno necessità. E poi dicono che non siamo gente generosa. Ma dove lo trovate un governo che, pur sull'orlo della bancarotta, si priva di milioni per darli alle popolazioni bisognose dei Caraibi? Forse in manicomio. Un luogo più adeguato di quello non ci viene in mente. Sapere che con una mano si impone un rigore che rischia di strozzare gli italiani e con l'altra si regala un miliardo alla Banca mondiale è cosa da uscire pazzi e ci spinge a ritenere che l'unica spiegazione possibile sia che dalle parti di Palazzo Chigi qualcuno abbia perso il senno. Il che spiegherebbe molte cose. In particolare ci farebbe capire come mai - dopo mesi di studi sul bilancio dello Stato che hanno portato a tagliare miliardi destinati alla sanità e altri che avrebbero dovuto essere utilizzati per l'istruzione - ci sia ancora un miliardo di spese allegre. Non ci era stato detto che la spending review del governo avrebbe rimesso in ordine i conti, costringendo ogni amministrazione a comportamenti sobri e rigorosi? E allora da che parte spunta il miliardo di elargizioni alle popolazioni lontane? Forse era nascosto sotto il loden di Mario Monti e dunque il commissario alla spesa pubblica non si è accorto della sua esistenza? Oppure la verità è molto più banale ovvero la spending review è una colossale presa per i fondelli, le abitudini dei nostri governanti sono le stesse di prima della grande crisi e  il denaro dei contribuenti continua ad essere buttato dalla finestra? Già da tempo avevamo il sospetto che l'esecutivo dei Professori fosse imbattibile in una sola specialità: quella degli annunci. Non a caso nelle scorse settimane ci eravamo permessi di segnalare quante decisioni annunciate a mezzo stampa fossero poi scivolate nel dimenticatoio o lasciate inattuate per mancanza di decreti attuativi. Qui, con lo spreco di un miliardo di fondi pubblici, siamo però un po' oltre. Non si tratta di una riforma data per operativa e in realtà finita su un binario morto. Se le liberalizzazioni ancora non sono pronte, pazienza. Quasi quasi è meglio così, perché il governo dei pasticcioni potrebbe liberalizzare alla stessa maniera con cui ha liberalizzato il mercato del lavoro, cioè facendo un casino tale da far rimpiangere la vecchia formulazione dell'articolo 18. Ma nel caso degli sprechi - ovvero del miliardo in aiuti esteri - se i tagli non ci sono e le spese pazze continuano non c'è da rallegrarsi. Nel caso fallisca la spending review, qualcuno ci presenterà presto il conto e ad occhio sarà salato. Quel miliardo che oggi doniamo con tanta allegria nonostante la crisi, gli italiani potrebbero dunque doverlo rimborsare con gli interessi, ripagandolo con tasse ancor più alte di quelle che già versano. Smettiamo perciò di  parlare di governo sobrio. Prima lo svegliamo dalla sbornia di adulazioni di cui è vittima a causa dell'alto tasso di cortigianeria che si registra in questo Paese e prima ne usciamo.

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