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Napolitano spieghi perchè ha tanta fretta di lasciare il Colle

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Maurizio Belpietro
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Forse qualcuno dovrebbe spiegarci che cosa sta succedendo. Da giorni - e precisamente da quando il collega Stefano Folli di Repubblica scrisse di un prossimo addio di Giorgio Napolitano, deciso a dimettersi nei mesi a venire - siamo inseguiti dalle voci. In principio il capo dello Stato avrebbe dovuto salutare il 31 dicembre, congedandosi dagli italiani con il consueto sermone di Capodanno per poi lasciare definitivamente il Quirinale nel mese di gennaio o giù di lì. Poi la data di uscita è stata anticipata e sui giornali sono cominciate le indiscrezioni circa la probabilità di dimissioni in coincidenza proprio con il discorso di fine anno. Infine, ecco che qualcuno ha fatto filtrare la possibilità che il presidente della Repubblica ponga fine al suo mandato (che, ricordiamolo, è iniziato un anno e mezzo fa) prima di Natale, forse addirittura nei prossimi giorni. Ora, è evidente che Giorgio Napolitano ha tutta una serie di buoni motivi per gettare la spugna. Il primo ovviamente è quello anagrafico: essendo alle soglie dei novant'anni molto probabilmente non ha più l'energia per assolvere al delicato compito. Essere la prima carica dello Stato richiede un vigore fisico che - salvo eccezioni - spesso mal si concilia con le esigenze di riposo e di recupero di chi ha superato gli ottant'anni e si appresta a tagliare il traguardo dei novanta. Gli incontri con gli esponenti politici, la lettura degli atti su cui si deve esprimere un giudizio, l'approfondimento delle tematiche giuridiche e istituzionali sono attività che assorbono enormi quantità di tempo e di energia. Per non dire poi dei viaggi, delle cerimonie, dei discorsi. Insomma, se il capo dello Stato non ce la fa più ha tutta la nostra comprensione. E però la fretta con cui si vuole concludere il suo mandato o per lo meno la fretta di cui parlano alcuni dei giornali a lui più vicini lascia intendere che il problema non sia solo la comprensibile stanchezza di un uomo molto vissuto, ma che ci sia anche altro Leggi l'editoriale di Maurizio Belpietro su Libero in edicola oggi 28 novembre o acquista una copia digitale del quotidiano

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