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Lo sciopero della Cgil: 7 miliardi buttati per fare un dispetto

Maurizio Belpietro
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Susanna Camusso canta vittoria: il 70 per cento dei lavoratori ieri avrebbe incrociato le braccia, partecipando allo sciopero generale contro il governo. Bene. Anzi male. Non so se le cifre diffuse dal sindacato rosso siano rispondenti alla realtà o se siano, come spesso accade, gonfiate quanto i numeri dei manifestanti ai cortei. Ma se lo fossero, se davvero la maggioranza dei lavoratori si fosse astenuta dal lavoro, il giochino della segretaria della Cgil sarebbe costato a tutti gli italiani circa 7 miliardi di euro. Mica male come scherzo. Con sette miliardi si sarebbe potuto cancellare del tutto l'Irap o ridurre un po' l'Irpef, magari anche estendere i famosi 80 euro a pensionati e lavoratori autonomi. E invece 7 miliardi se ne sono andati in fumo. Bruciati così, in un solo giorno, per fare dispetto a Renzi. Il quale, come è ovvio, può fare spallucce perché una volta passato il 12 dicembre, tutto procede come prima, senza cioè che lo sciopero generale abbia spostato una virgola del Jobs Act. Naturalmente si potrebbe scrivere un trattato circa l'inutilità di una protesta che risale al secolo scorso e che, forse, funzionava quando il sindacato era davvero una potenza e, soprattutto, era in grado di condizionare il partito. Ma quel tempo è passato da un pezzo e il segretario della Cgil non è più Luciano Lama, ovvero un tipo carismatico che poteva contrapporsi a Enrico Berlinguer (che infatti non lo amava). Adesso il segretario della principale organizzazione sindacale è una signora che ripete stancamente i riti di un tempo che fu e la Cgil, come la Cisl o la Uil, sono fantasmi, resi sbiaditi dal calo delle tessere. Mentre prima mobilitavano milioni (e se non erano milioni li inventavano), adesso si limitano a qualche migliaio di manifestanti e se non ci fossero un po' di antagonisti a fare casino, scontrandosi con la polizia, i cortei neppure finirebbero sui giornali. Insomma, passato lu giorno - di sciopero -, passato lu santo. Susanna Camusso ha avuto il suo momento di gloria, il presidente del Consiglio ha goduto di qualche titolo nei tg in cui ha ribadito che lui tirerà diritto nonostante lo sciopero e tutto procederà esattamente come prima. Con due eccezioni. La prima riguarda la busta paga di dicembre di coloro che hanno deciso di scioperare, i quali, avendo rinunciato a un giorno di lavoro, si vedranno assottigliare  Leggi l'editoriale di Maurizio Belpietro su Libero in edicola oggi, 13 dicembre o acquista una copia una digitale   

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