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Adolf Hitler, parla l'assaggiatrice: "Ogni giorno piangevo terrorizzata"

Gian Marco Crevatin
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"Molte delle ragazze cominciavano a piangere non appena mettevano il primo boccone in bocca". A parlare è la 96enne Margot Wolk, una delle 15 assaggiatrici di Adolf Hitler nella Tana del Lupo (rifugio del Fuhrer dopo che il suo appartamento di Berlino venne bombardato) che intervistata alla tv berlinese RBB ha confessato: "Avevamo paura, dovevamo finire tutto quello che ci mettevano nel piatto, quindi aspettare un'ora e ogni volta eravamo terrorizzate che potessimo cominciare a stare male, perché girava voce che gli inglesi volessero avvelenare Hitler. Passato il termine, scoppiavamo a piangere, felici di essere sopravvissute".  Terrore - Figlia di un ferroviere, aveva 25 anni Margot quando fu prelevata con la forza dal sindaco di Partsch e obbligata a diventare l'assaggiatrice ufficiale delle pietanze del Fuhrer: tutti i giorni degli ufficiali delle SS andavano a prenderla a casa della madre e la portavano in un edificio scolastico, dove lei e le altre 14 ragazze dovevano assaggiare i pasti destinati ad Hitler, sperando di non morire avvelenate. A seguito dell'attentato del 20 luglio 1944 i controlli vennero pure intensificati, tanto che come afferma la Wolk "la sicurezza era talmente stretta che non ho mai visto Hitler di persona, ma solo il suo cane alsaziano Blondi". L'incubo senza fine - Dopo l'avanzata dell'Armata Rossa per la giovane Margot si mise addirittura peggio: aiutata nella fuga da un alto ufficiale tedesco, la città infine capitolò nel 1945, ma per Margot fu l'inizio di un altro incubo. "Io e le altre ragazze giovani cercavamo di vestirci come delle vecchie per non farci notare, ma i russi ci presero lo stesso, ci tagliarono gli abiti e ci chiusero nella casa di un medico, dove ci violentarono per 14 giorni di fila". A causa delle violenze subite nel corso della liberazione della città la signora Wolk perse l'opportunità di avere dei figli. Morto anche il marito Karl, Margot ha continuato a vivere da sola cercando di dimenticare le disgrazie che era stata costretta a sperimentare, senza mai assaporare la gioia di un figlio ("avrei tanto voluto una bambina", ammette la donna) e col tentativo disperato e incompiuto di sfuggire a quel passato che tornava costantemente a farle visita.

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