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Islam, il decalogo del perfetto tagliagole

Lucia Esposito
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Va senz'altro riconosciuto ai macellai dell'Is un grande talento nell'utilizzo dei mezzi di comunicazione. Con i loro video ispirati ai film hollywoodiani e alle serie tv, con le loro riviste patinate e i loro slogan mutuati dalla pubblicità occidentale affascinano e reclutano centinaia di giovani musulmani in tutta Europa. Forse, però, se i miliziani dello Stato islamico allegassero ai loro video cool un bugiardino con gli effetti collaterali del loro pensiero, i ragazzi di cui sopra ci penserebbero un pochino di più prima di entusiasmarsi. Ecco perché abbiamo preparato un piccolo decalogo utile a capire le posizioni dell'Is. La fonte principale di informazioni è un'intervista pubblicata in questi giorni da Der Spiegel. Il giornalista Hasnain Kazim ha contattato un reclutatore del Califfato, tale Abu Sattar: le risposte che ha ottenuto sono inequivocabili. DECAPITAZIONI.Come è evidente a tutti, l'Is è favorevole all'assassinio di innocenti. A domanda diretta sugli sgozzamenti («Crede che chi sgozza altre persone sia un buon musulmano?»), il reclutatore Abu Sattar replica con un'altra domanda: «Crede che chi lancia missili sui matrimoni afgani (...) sia un buon cristiano?». E quando il giornalista fa notare che l'Is sta «spargendo paura e orrore e sta uccidendo innocenti», il reclutatore risponde: «Seguiamo la parola di Allah. Crediamo che l'unico dovere dell'umanità sia di onorare Allah e il suo profeta Maometto (...). Stiamo realizzando quel che è scritto nel Corano». Dunque decapitazioni e massacri sono in linea con la parola di Dio. BAMBINI (INFEDELI. Il giornalista dello Spiegel fa notare al reclutatore islamico che l'Is crocifigge chi professa un'altra fede, «inclusi i bambini». Abu Sattar non fa una piega: «È dovere di ogni musulmano combattere chi professa una fede diversa fino a quando soltanto Allah sarà venerato in tutto il mondo». E la ricompensa per coloro che si oppongono è semplice: «Devono essere uccisi o crocifissi oppure le loro mani e piedi devono essere tagliati». L'uomo dell'Is non fa differenza tra adulti e bambini. Pari sono. Se ne deduce che anche i bambini possono essere crocifissi. BAMBINI (ISLAMICI). Ai piccoli infedeli spetta una fine atroce. Ma ai coetanei musulmani non va molto meglio. Anche loro finiranno col perdere la vita: la differenza è solo nella tempistica. Come ha documentato Kate Brannen su Foreign Policy (articolo ripreso ieri da  Repubblica), i ragazzini che vivono nello Stato islamico sono costretti a stare «in prima fila durante le esecuzioni pubbliche a Raqqa (...). Vengono usati per trasfusioni di sangue quando i jihadisti sono feriti. Sono pagati per denunciare chi non è leale all'Is o parla pubblicamente contro il nuovo potere». Molti vengono rapiti e condotti in campi di addestramento, dove viene praticato loro una sorta di lavaggio del cervello. È la nuova generazione del Califfato, ben rappresentata dal figlio di un jihadista immortalato sorridente mentre gioca con la testa mozzata di un infedele. SCHIAVITÙ. Non solo è permessa, ma è incoraggiata. Lo ha chiarito un lungo articolo pubblicato da Dabiq, la rivista dell'Is. Ne citiamo un passaggio: «Schiavizzare le famiglie degli infedeli e prendere le loro donne come concubine è un orientamento fermamente stabilito dalla sharia che se uno negasse o ignorasse, sarebbe come negare o ignorare i versetti del Corano o le narrazioni del Profeta». E ancora: «I nostri figli e i nostri nipoti manderanno i vostri figli al mercato degli schiavi». DONNE.Le donne infedeli devono essere rese schiave. Ma è opportuno che su di essere si eserciti anche violenza sessuale. Potrebbero infatti (lo spiega sempre Dabiq) mettere al mondo figli di combattenti musulmani, i quali sarebbero «padroni delle loro madri». Le donne musulmane invece possono partecipare alla jihad. Come? Facendo le spose. Reclutate su internet (anche se minorenni), vengono poi assegnate come mogli ai combattenti. Ad alcune fortunate sono anche forniti elettrodomestici e prodotti per la casa: casalinghe a vita in nome di Allah.  DEMOCRAZIA. La posizione del Califfato in merito è spiegata ancora una volta da Abu Sattar allo Spiegel. «La democrazia è per gli infedeli. Un vero musulmano non è democratico, perché se ne frega dell'opinione delle maggioranze, e le minoranze non gli interessano. Egli è interessato soltanto a ciò che dice l'islam. Non solo: la democrazia è uno strumento egemonico dell'Occidente ed è contraria all'Islam». C'è poco da aggiungere. STAMPA. Il Califfato ha stilato undici regole a cui i giornalisti devono sottostare. Le ha riportate il sito Sirya Deeply. Il succo è che tutti i cronisti «sono obbligati a giurare fedeltà al Califfo (...) e il loro lavoro deve essere costantemente sottoposto alla supervisione dell'agenzia mediatica dello Stato Islamico». Esiste poi una lista nera di media sgraditi: chi ha rapporti con loro risponderà «delle violazioni alle autorità competenti». Il che significa tortura o morte. OMOSESSUALITÀ. Anche in questo caso, basta citare le dichiarazioni di Abu Sattar quando il giornalista dello Spiegel gli fa notare che nel mondo ci sono musulmani di diversi orientamenti ed è plausibile fra essi ci siano dei gay. «La questione è chiaramente trattata dal Corano», dice il reclutatore. «\[L'omosessualità\] è proibita e dovrebbe essere punita». Vista la passione per crocifissioni e amputazioni varie, immaginiamo le punizioni. MUSICA. Magari uno può rinunciare all'alcol e a tanti altri vizi endemici dell'Occidente. Ma come si fa a rinunciare alla musica? O, più in generale, all'arte? Il cronista dello Spiegel ha ricordato ad Abu Sattar che nella «età dell'oro» dell'islam c'erano «musica, balli, pittura, calligrafia e architettura». Beh, l'Is se ne frega. Preferisce un islam «privo di cultura e arte». Anzi, Abu Sattar ritiene che la famosa «età dell'oro» sia stata «un errore», possibilmente da non ripetere. Che l'unica colonna sonora siano i lamenti delle vittime. PACE. Quest'ultimo concetto, probabilmente, riassume tutti gli altri. Che cos'è la pace per l'Is? «È quando le persone si sottomettono ad Allah». Più chiaro di così si muore. Di solito sgozzati. Francesco Borgonovo  

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