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G20 a Brisbane, Oxfam: "Così si può diminuire la disuguaglianza nel mondo"

Giulio Bucchi
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I leader dei paesi membri del G20 si riuniranno a Brisbane, in Australia, il 15 e 16 novembre. In attesa del summit sono molte le richieste di discussione che vengono rivolte ai capi internazionali dei 19 paesi (più l'Unione Europea) che ne fanno parte. Gli argomenti principali riguarderanno l'economia e la finanza, in particolare la riforma del Fondo monetario internazionale e le disuguaglianze tra paesi, la modernizzazione del sistema fiscale e dei meccanismi di regolazione bancaria, nonché la crisi in Medio Oriente. Anche la Turchia parteciperà al summit come paese che fa parte del gruppo dei primi dieci stati per ritmo di crescita economica, e sarà proprio la Turchia a presiedere il G20 del 2015 a Istanbul, con l'obbligo quindi di anticiparne i temi. Il Papa - "Gli Stati membri del G20 dovrebbero preoccuparsi della necessità di proteggere i cittadini di ogni paese da forme di aggression, che sono meno evidenti" di quelle della guerra "ma ugualmente reali e gravi". Si tratta "degli abusi nel sistema finanziario". E' quanto scrive Papa Francesco in un messaggio inviato al premier australiano Tony Abbot, in occasione del G20. Abusi, spiega il Santo Padre "come quelle transazioni che hanno portato alla crisi del 2008 e più in generale alla speculazione sciolta da vincoli politici o giuridici e alla mentalità che vede nella massimizzazione dei profitti il criterio finale di ogni attività economica". Parlando poi della situazione in Medio Oriente: "Il mondo intero si attende dal G20 un accordo sempre più ampio che possa portare, nel quadro dell'ordinamento delle Nazioni Unite, a un definitivo arresto nel Medio Oriente dell'ingiusta aggressione rivolta contro differenti gruppi, religiosi ed etnici, incluse le minoranze", ha scritto il Pontefice, specificando inoltre che il G20 dovrebbe "condurre ad eliminare le cause profonde del terrorismo, che ha raggiunto proporzioni finora inimmaginabili; tali cause includono la povertà, il sottosviluppo e l'esclusione". L'appello di Oxfam - Oxfam, ong internazionale in prima linea nella lotta alle disuguaglianze e alla fame nel mondo, ha lanciato oggi il suo appello ai membri del G20. Dal rapporto pubblicato dall'organizzazione ("Turn the Tide: Why the G20 must act on rising inequality") risulta che da quando il governo australiano ha assunto la presidenza nel dicembre 2013, la ricchezza complessiva dei paesi del G20 è aumentata di 17mila miliardi di dollari, e che ai paesi più ricchi è andata la fetta maggiore, vale a dire 6.200 miliardi di dollari, ovvero il 36% della crescita complessiva. “La disuguaglianza dilaga ovunque e metà della popolazione più povera si concentra proprio nei paesi G20. I leader di questi paesi avrebbero fatto bene a dar seguito agli avvertimenti di FMI, Banca mondiale e OSCE che da tempo ci dicono che la disuguaglianza è il principale freno alla risoluzione della povertà e alla crescita economica.” ha detto Winnie Byanyima, direttrice generale di Oxfam International. “I leader del G20 possono realmente invertire la tendenza attuale, mettendo in campo strategie di crescita e interventi di riduzione delle disuguaglianze, senza concentrarsi unicamente sul PIL”, ha aggiunto Byanyima. “Eliminare i paradisi fiscali e lottare contro l'evasione fiscale delle multinazionali sono misure efficaci per arginare il dilagare delle disuguaglianze. Secondo i calcoli di Oxfam, l'evasione fiscale delle grandi aziende sottrae ai Paesi più poveri almeno 100 miliardi di dollari ogni anno”. La crisi dell'ebola - Nell'agenda del G20 largo spazio anche alla crisi dell'Ebola. Proprio l'Ebola è un chiaro esempio del ruolo che gioca la disuguaglianza sociale ed economica: il virus ha potuto diffondersi nei paesi dell'Africa occidentale che non avevano infrastrutture sanitarie pubbliche per fermarlo. Secondo Oxfam, il G20 deve oggi intervenire con personale e soldi per impedire che l'epidemia si trasformi in una catastrofe umanitaria: ma in una ottica più strutturale i 20 grandi devono anche affrontare le cause del mancato sviluppo di sistemi sanitari pubblici efficienti in questi paesi, mettendo in atto politiche globali che consentano ai paesi in via di sviluppo di investire risorse provenienti dalla tassazione al rafforzamento di servizi pubblico. Nel 2012, per esempio, gli incentivi fiscali per le multinazionali che operavano in Sierra Leone – attualmente colpita dall'Ebola - erano pari al 59% dell'intero bilancio del paese, e più di 8 volte della spesa sanitaria pubblica.

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