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Germania, un tedesco su due apprezza le proteste anti-islamizzazione

Andrea Tempestini
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Fa scendere i tedeschi in piazza e li divide: è Pegida, acronimo di «Patrioti europei contro l'islamizzazione dell'Occidente». Da mesi il movimento organizza «passeggiate» per le strade di Dresda per dire stop alle politiche di immigrazione e asilo del governo federale, e il numero dei partecipanti non ha mai smesso di crescere. D'altronde sui media tedeschi l'islam è un tema costante, fra convertiti che vanno in Siria a combattere e scontri di piazza (il 26 ottobre a Colonia neonazi contro salafiti: 60 poliziotti rimasti feriti; poi ad Amburgo 400 islamici armati di spranghe e bastoni all'assalto di altrettanti curdi). Pegida parte da qua. Fondato dal 43enne Lutz Bachmann (condannato a tre anni per droga), il movimento chiede «la protezione dei valori giudaico-cristiani dell'Occidente» e respinge l'islam come violento e misogino; quindi chiede una stretta al diritto di asilo (sì ai rifugiati di guerra, no a quelli economici) e la mano pesante contro la delinquenza di origine straniera. Secco no anche alle politiche lgbt e al politically correct. Riappropriatasi di una tradizione estinta di recente, quella delle manifestazioni del lunedì nell'ex Ddr, Pegida ha cominciato a ottobre a portare in piazza 200 persone. Lunedì erano almeno in 17 mila a sfilare per le strade di Dresda. Il successo degli anti-islam ha provocato sia un effetto-emulazione, con lo svolgimento una settimana prima di una manifestazione di «Bogida» nell'occidentale Bonn, sia una serie di veglie in piazza per chiedere più tolleranza (in 9 mila a Dresda e in 15 mila a Colonia). In un Paese che teme il retaggio razzista del passato, l'aperta espressione di sentimenti contro gli stranieri fa paura. «La Germania sta vivendo un'escalation delle agitazioni contro immigrati e richiedenti asilo», ha dichiarato il ministro socialdemocratico della Giustizia Heiko Maas, e Pegida «è una vergogna per il Paese». Le sue parole hanno trovato eco bipartisan in quella della cancelliera Angela Merkel, secondo cui la libertà di manifestare non va confusa con quella «di sobillare e di denigrare persone in arrivo da altri Paesi». Le manifestazioni allarmano anche il Consiglio centrale degli ebrei tedeschi ma anche la Confindustria tedesca (Bdi), il cui capo, Urlich Grillo, dice: «Abbiamo sempre lavorato con gli immigrati. Prendo le distanze dai neonazisti e dagli xenofobi, a Dresda come altrove». Un sondaggio dello Spiegel dimostra però che il 65% dei tedeschi non è in sintonia con il governo sul tema immigrati e il 49% simpatizza con Pegida (sondaggio YouGov per Die Zeit). E qualcuno anche fra i politici comincia ad apprezzare Pegida. «Non crediamo che la Germania sia a rischio islamizzazione ma certamente serve un modello diverso per le politiche di immigrazione: a noi piace il modello canadese». Così Andreas Zöllner, portavoce del partito anti-euro Alternative für Deutschland. «La coalizione della Merkel non sa gestire Pegida. Certamente non si possono insultare solo perché protestano». Da mesi Afd insidia da destra la Cdu della cancelleria. E intuito da dove nascono i timori di molti tedeschi, diversi esponenti del partito euroscettico tedesco si sono fatti vedere alle manifestazioni del lunedì a Dresda. Unirete le forze con Pegida? «No, loro sono un movimento apartitico. Ma ci osserviamo». di Daniel Mosseri

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