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L' ennesima figuraccia dell' Onu Leon pagato dagli amici di Tobruk

Giovanni Ruggiero
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L' inviato dell' Onu per la Libia Bernardino Leon, mentre trattava la pace tra le parti libiche, ha firmato un contratto siderale come direttore della Accademia Diplomatica di 1.540 dollari al giorno (50.000 dollari netti al mese) da una delle parti, dal governo di Abu Dhabi, la cui aviazione, quella degli Emirati Arabi Uniti, ha spesso bombardato le milizie di Tripoli. Un' indecenza e uno scandalo che distruggono definitivamente la già scarsa credibilità dell' Onu e che rendono impossibile la mediazione del suo successore, il tedesco Martin Kobler, la cui parola e le cui proposte non avranno nessun peso, perché Tobruk come Tripoli vedranno dietro ogni sua mossa un possibile contratto milionario dalla controparte. Uno scandalo che mette inoltre in grave, enorme, imbarazzo il governo Renzi, che ha sempre tentato in tutti i modi la strada dell' accordo, che però ha riconosciuto legittimità solo al governo di Tobruk (il cui sponsor degli Emirati Arabi Uniti ha assunto Leon) e che ha sempre sostenuto a spada tratta la strada della unica strada percorribile: "la mediazione politica" tentata, appunto, da questo improbabile Leon. Ma non basta, l' autorevole Guardian, aggiunge particolari raccapriccianti circa il doppio gioco - a favore solo delle proprie tasche - di Leon. Ha infatti pubblicato una mail inviata da Leon sul proprio account personale il 31 dicembre 2014, 5 mesi dopo aver ottenuto l' incarico Onu, al ministro degli Esteri di Abu Dhabi Abullah bin Zayed (che ora lo ha assunto) in cui dichiarava la propria assolta parzialità a favore di Tobruk: «Non intendo lavorare ad un piano politico che includa tutti e ho una strategia per delegittimare completamente il General National Congress, il Parlamento di Tripoli». A sugello di questo tradimento formale e sostanziale del mandato Onu, in difesa dei propri futuri e consistenti emolumenti personali, nella mail Leon afferma: «Tutte le mie mosse e proposte sono state confrontate con - ed in molti casi messe a punto - dal Parlamento di Torbuk e con l' ambasciatore libico negli Emirati Aref Nayed e l' ex premier libico ora residente negli Emirati Mahmud Jibril». Incontenibile, spudorato e affetto da grafomania di un dilettante (è ovvio che le sue mail sarebbero state hackerate), Leon ha rassicurato il suo futuro datore di lavoro: «Io posso aiutare a controllare il processo mentre sono qui. Tuttavia, come lei sa, non penso di restare qui a lungo. Sono considerato come sbilanciato a favore di Tobruk, ho consigliato gli Usa, il Regno Unito e l' Ue di lavorare con voi». Messo di fronte a queste prove schiaccianti, Leon ha accampato una scusa risibile e ha ribattuto che questo testo non significa nulla e di averne scritti di simile alle altri parti perché «il mio obiettivo era conquistare la fiducia» di tutti gli attori in gioco. Ma, come si dice a Milano, «el tacòn è peggiore del buso». Innanzitutto, perché compito di un mediatore non è dare ragione alle due parti (tecnica da magliaro), ma trovare un punto d' intesa. Poi, la palese falsità di questa linea di difesa di Leon è nei fatti, perché la fiducia ottenuta dalla parte - gli Emirati - che sostiene Tobruk, ora gli frutta un contratto milionario. Durissima la reazione del governo di Tripoli che ha sempre accusato Leon di parteggiare per Tobruk e ora ne ha la più indecente prova. Il presidente del Parlamento di Tripoli, Nuri Abu Sahimin, ha scritto a Ban Ki Moon: «Approvare ora la proposta di governo di unità nazionale di Leon, alla luce del suo nuovo lavoro negli Emirati e delle rivelazioni del Guardian, equivale a offendere i "martiri" della rivoluzione libica. La tempistica di questa nomina di Leon ad Abu Dhabi, mentre ai libici viene chiesto di accettare e approvare le sue proposte del mediatore, rappresenta un' offesa al sangue versato dal popolo libico e ai sacrifici fatti durante la rivoluzione del 17 febbraio. Questa nomina è un colpo per la sua imparzialità e neutralità». Dunque, ora la crisi libica arretra verso il baratro. Leon ha concluso il suo mandato senza essere riuscito a fare approvare la bozza di accordo dai due Parlamenti e ora non si vede chi e come possa recuperare una trattativa seria. Forse è il caso che il governo Renzi, che avrà i maggiori danni dall' impazzimento della crisi libica, si faccia avanti e usi di questo episodio per comunicare all' Onu che è bene che si metta da parte e si assuma in prima persona il compito di tentare un accordo serio tra Tobruk e Tripoli. Carlo Panella

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