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L'esperto Andrea Margelletti: "Così si sconfigge l'Isis"

Lucia Esposito
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«L' Isis si può sconfiggere solo con azioni militari. Siamo in guerra ed è una guerra che stiamo combattendo anche in casa nostra: non c' è altra soluzione»: Andrea Margelletti, presidente del Ce.S.I., istituto romano che si occupa di analisi geopolitica e strategica, ex consigliere di ministri della Difesa ed esperto di Esteri ne è convinto. Insomma, non esistono mediazioni o dialoghi con i terroristi, perché non è più il tempo dei conflitti osservati da lontano, ma quello degli scontri con un nemico silente e ben organizzato, che ha iniziato a colpire la nostra quotidianità, che conosce a menadito, proprio come ha fatto nei giorni scorsi a Parigi. C' è un rischio per l' Italia? Sì, Margelletti ne è sicuro. Perché c' è un rischio per tutto il mondo e nessuno è davvero al sicuro. Un dato di fatto è che ci vorranno anni, che ci saranno molti morti. Ma c' è anche una nota positiva: contro il Califfato si può vincere. Insomma qual è la sua strategia per riuscire a distruggere definitivamente lo Stato islamico? «C' è da tener conto, prima di tutto, di una dinamica fondamentale: l' Isis non si sconfigge senza l' aiuto degli arabi. Noi dobbiamo considerare il Califfato una realtà militante e come tale la dobbiamo approcciare. Se in Al Qaeda non c' era nessun europeo, perché i terroristi provenivano solo dai Paesi in cui il terrorismo è nato, per l' Isis la situazione è totalmente diversa perché, se attira così tante persone da tutta Europa, significa che il suo messaggio è forte. Ecco allora che serve una mossa fondamentale, ovvero quella di indurre un dialogo tra sciiti e sunniti affinché isolino l' Isis. Poi bisogna considerare che l' esercito iracheno lo Stato islamico se lo è praticamente mangiato tre volte. Quindi è una pedina fondamentale. Però va addestrato e per addestrarlo occorrono anni. Ecco allora che per ridurre il Califfato allo scheletro e puntare alla sua definitiva distruzione serve una guerra vera, non fatta solo con aerei che bombardino dall' alto, ma con un esercito internazionale di 150mila-200mila uomini che vada lì e faccia ciò che siriani e iracheni non hanno saputo portare a termine». Ci saranno molti morti, pero. «È inevitabile. Stiamo parlando di una guerra e non ci sono altre soluzioni. Qui non si tratta di un processo di peace building, ma di terrorismo internazionale e stavolta li abbiamo davvero in casa». Quindi lei preferisce la strada del conflitto a quella della mediazione? «No, dico che alle azioni militari va abbinata una fortissima azione diplomatica tra Paesi occidentali, arabi e Iran, che è un nostro grande alleato. Insomma, bastone e carota. E poi bisogna far capire a chi decide di partire e combattere con l' Isis che partirà, ma la sua morte sarà inevitabile». Tra i prossimi obiettivi, oltre a Londra e Washington ci sarà anche Roma, pensa che l' allerta in Italia sia aumentata? «Siamo nel mirino esattamente quanto prima. L' allerta sì, è aumentata, perché adesso l' Isis punta alla quotidianità delle persone. Tutti guardano al Giubileo, io temerei più possibili attacchi al cinema, allo stadio, al centro commerciale. Insomma, alla vita civile della gente normale». Che cosa si sta facendo nel nostro Paese per cercare di evitare possibili attentati? «Un lavoro di intelligence molto dettagliato. La gente deve affidarsi alle forze armate e alle forze dell' ordine». Da quanto sappiamo, però, sono pochissimi i militari addestrati a sparare a un bersaglio in movimento... «Agenti di polizia e carabinieri che stanno in strada sono addestrati per affrontare un livello medio di rischio. Ma questo a Roma e Milano come a Parigi. Anche perché l' addestramento è lungo e costoso. Però abbiamo forze speciali di altissimo livello in Italia. Non vedo differenze tra i Delta americani e il 9° Col Moschin. E poi gli uomini delle forze speciali, tipo Gis, vengono tutti addestrati su base volontaria». Quindi non siamo sicuri? «Non ho detto questo, ma che il livello di allerta è alto e che ovviamente serve un gran lavoro di intelligence, anche con l' aiuto della comunità islamica italiana. Da quanto apprendo dal nostro antiterrorismo, i musulmani che abitano in Italia sono moderati e danno davvero una grande mano nell' individuazione di dinamiche e soggetti pericolosi. Pochi degli arabi che stanno nel nostro Paese vanno a pregare in moschea, ma molti hanno una grande voglia di integrarsi e collaborare». E che può dirci riguardo alla possibile presenza di terroristi tra gli immigrati che arrivano sui barconi? «Che la notizia è totalmente infondata. Chi viene in Europa a compiere atti terroristici è probabilmente cresciuto in Europa. Va in Siria ad addestrarsi e poi torna qui per portare odio e compiere attentati». Il consigliere militare Andrea Margelletti: «Per combattere il Califfato serve l' aiuto degli arabi». E sul pericolo attentati in Italia: «Temo più per cinema e stadio che per il Giubileo»«L' Isis si sconfigge con 200 mila soldati e anni di guerra» " Andrea Margelletti Qui non si tratta di peace building, ma di terrorismo, e stavolta li abbiamo in casa. Chiara Giannini

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