Russia, il Pil crolla del 3,7%. E sarà nero anche il 2016
C'è il prezzo del petrolio a picco e le sanzioni dei Paesi occidentali che hanno azzoppato le esportazioni. La Russia sta vivendo da un punto di vista economico uno dei momenti più difficili dalla fine del regime sovietico, dopo anni di crescita che l'avevano riportata ad essere una delle potenze dominanti. Il dato diffuso nelle scorse ore da Rosstat, l'agenzia statistica di Mosca, è di quelli da far paura, col Prodotto interno lordo del 2015 che è crollato del 3,7%. Una recessione che è destinata a proseguire nell'anno appena iniziato, visto che il Fondo Monetario Internazionale prevede un calo di almeno l'1%. Nell'anno appena finito la produzione industriale è crollata del 2,4% e il rublo è la moneta che più si è svalutata rispetto a dollaro ed euro fra quelle dei Paesi emergenti. I capitali sono in fuga dalla borsa di Mosca e Sull'economia russa su cui tornano ad aleggare lo spettro del default di fine anni '90 si è abbattuta l'era del barile low cost, che a breve secondo le reginette di Wall Street Goldman Sachs e Morgan Stanley potrebbe a breve arrivare anche a 20 dollari al barile. Mosca sta correndo ai ripari per non far schizzare il deficit sopra il limite del 3%. Limite posto da Putin che vuole in quersto modo preservare l'indipendenza finanziaria del Paese. Come? Attraverso un taglio del 10% della spesa pubblica (soprattutto sociale) e le privatizzazioni. A pagare le sanzioni sono, indirettamente, anche i Paesi europei che quelle sanzioni hanno imposto: nel 2015 l'export italiano verso Mosca è sceso di oltre il 20% rispetto all'anno precedente dopo anni di crescita impetuosa.