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Usa, ucciso dottore abortista

Federali a difesa delle cliniche

Luigi Santambrogio
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Il movimento pro life made in Usa ha un nemico in meno. George Tiller, uno dei tre che praticavano l'aborto tardivo, è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco mentre entrava nella chiesa di Wichita, nel Kansas, di cui era parrocchiano. Dopo la tragica dipartita di Tiller il procuratore generale Eric Holder ha richiesto l'intervento degli Us Marshals per difendere le cliniche in cui si pratica ancora l'aborto tardivo, cioè quello dopo la ventesima settimana quando il feto sarebbe in grado di vivere separato dalla madre. Da decenni il coraggioso medico era uno dei bersagli principali nella polemiche nazionali sul diritto alla vita: negli anni '80 una bomba venne fatta esplodere sul tetto del suo ambulatorio, poi nel 1993 un attivista pro life gli aveva sparato con una pistola ferendolo a entrambe le braccia. Dal quel momento Tiller girava con il giubbotto anti proiettile, ma non per andare a pregare nel tempio luterano e quest'abitudine gli è stata fatale. Dopo l'assassinio è partita la caccia all'uomo ed è stato fermato il presunto assassino, un bianco di 50 anni. Il movimento pro life aveva già tentato di ostacolare il lavoro del medico trascinandolo in tribunale: due mesi fa il medico era stato assolto dall'accusa di aver praticato aborti illegali nel 2003. Era finito sotto processo per 19 casi di interruzione di gravidanza, in violazione a una legge del Kansas che autorizza gli aborti tardivi solo se due medici indipendenti certificano che la procedura è necessaria a salvare la vita della donna o a prevenire "danni sostanziali e irreversibili" a una importante "funzione corporea". Il presidente americano Obama  si è dichiarato ''sconvolto e offeso'' per la morte del medico, sottolineando che e' stato ucciso ''mentre partecipava ad una funzione religiosa''.        

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