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Heinz-Christian Strache, il candidato premier in Austria: "L'Europa mette la democrazia in pericolo"

Andrea Tempestini
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Domenica prossima in Austria si vota. Elezioni politiche in cui, per la prima volta nella storia, l'FPÖ, letteralmente il partito della libertà, nei fatti il partito della destra nazionalista, che l'anno scorso al primo turno delle presidenziali ottenne il 35% dei consensi, mancando l'elezione del presidente al ballottaggio per soli 31mila voti, ha ottime chance di risultare il partito di maggioranza relativa. Nel 2016 fu il voto di Vienna a costargli la presidenza, mentre nel resto del Paese, il suo candidato, Norbert Hofer, prevalse ovunque. Quelli dell'FPÖ, per semplificare, sono gli eredi di Haider, il governatore della Carinzia che a inizio secolo fu il primo ad attaccare con forza l'Europa delle banche e dei burocrati e a parlare di muri contro gli immigrati, ricevendo in cambio da Bruxelles accuse di razzismo e perfino nazismo. Non però da Papa Ratzinger, omaggiato da Haider con un albero di Natale che Benedetto XVI collocò in Piazza San Pietro. Il governatore poi morì in un misterioso incidente automobilistico ma aveva già lasciato l'FPÖ sbattendo la porta perché non condivideva la nuova linea ultranazionalista. A sottrarglielo, nel 2005, fu Heinz-Christian Strache, odontoiatra viennese, che da allora guida il partito. In economia ha recuperato le istanze ultraliberali dei tempi pre Haider, sull'immigrazione ha perfino irrigidito la linea, quanto alle istanze nazionali, ha sposato il sovranismo abbandonando i localismi. Risultato: in quattro anni ha raddoppiato i voti, in dieci li ha triplicati e tra una settimana potrebbe essere il primo presidente del Consiglio di estrema destra dell'Europa al di qua dell'ex cortina di ferro. La parabola di Strache ricorda in parte quella dell'attuale leader della Lega, Matteo Salvini, del quale l'austriaco è pressoché coetaneo e con il quale nel 2014, prima delle elezioni Europee, ha siglato un'intesa tra euroscettici. Entrambi vengono dalla metropoli e hanno politicamente ucciso il padre, prima soffiandogli il potere, poi portando il proprio partito a risultati mai raggiunti. Entrambi fanno della lotta agli immigrati, del sovranismo, dell'euroscetticismo e dell'abbassamento delle tasse i loro cavalli di battaglia. Entrambi si sono guadagnati un bollino di ignominia dalla sinistra ma non se ne preoccupano. Entrambi puntano alla premiership e sono pronti a governare con il centrodestra moderato. Con il suo braccio destro, Harald Vilimsky, segretario generale dell'FPÖ, Strache ha acconsentito a un'intervista pre-elettorale con Libero. Cosa pensa l'FPÖ dell'Europa? Strache: «La nostra concezione d'Europa è un'alleanza basata sull'autodeterminazione dei popoli, nella tradizione culturale occidentale. Solo un Paese sovrano può preservare la propria indipendenza e libertà. L'obiettivo della Ue dev'essere la creazione di una comunità geograficamente, mentalmente e culturalmente omogenea che si impegna a conservare i valori occidentali, nel rispetto della propria identità tradizionale». Nella crisi catalana sostenete Madrid o Barcellona? S: «Siamo per la democrazia diretta. Quanto accaduto in Catalogna è vergognoso. La violenza delle autorità nei confronti dei propri cittadini è inaccettabile. La sovranità nazionale e l'ideale di un'Europa delle patrie sono sempre più minacciate dagli attuali sviluppi della Ue. Noi sogniamo un'Unione che consenta una democrazia genuina e rispetti i cittadini maturi e liberi». Se vincerete le elezioni avvierete un processo di addio alla Ue? Vilimsky: «La maggioranza degli austriaci vuole restare nella Ue. Noi lavoreremo per migliorarla. Bruxelles dovrebbe concentrarsi su ciò che è veramente importante, ad esempio la protezione delle frontiere esterne e la stabilizzazione della moneta». Come intendete migliorare l'Unione? V: «Siamo in ottimi contatti con i Paesi del Gruppo di Visegrad (Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia). Vogliamo fare leva su questi per riformare la Ue, rivalutare il ruolo degli Stati nazionali, il recuperare le tradizioni europee e difendere i confini del Continente». Quindi no all'uscita dall'euro? V: «La soluzione ideale sarebbe avere due euro, uno per il Nord Europa, l'altro per il Sud, in modo che entrambe le aree economiche abbiano più spazio di manovra». Pensate che la Brexit si farà? V: «Il 52% degli inglesi ha deciso di andarsene dalla Ue. È stato un voto democratico e va rispettato. Il divorzio deve essere realizzato in modo equo, professionale e amichevole. Sarebbe un errore fatale alterare l'esito del voto con trucchi politici». L'economia è il punto qualificante della vostra campagna elettorale? S: «Gioca senza dubbio un ruolo molto rilevante. Ci battiamo per avere tagli significativi alle tasse per i cittadini austriaci. Il nostro motto è: “Gli austriaci meritano correttezza”. Ma per noi sono soprattutto importanti il rispetto della democrazia diretta, in ogni istituzione, e lo stop all'immigrazione di massa e senza ostacoli alla quale abbiamo assistito negli ultimi anni. Il flusso di migranti verso l'Europa dev'essere interrotto immediatamente». Cosa pensate dell'idea della sinistra italiana di concedere ai figli degli immigrati la cittadinanza? V: «Rifiutiamo categoricamente lo ius soli». Come gestireste voi l'emergenza profughi? S: «Nelle procedure di asilo devono essere fornite agli stranieri solo prestazioni materiali e non deve essere mai dato loro del denaro. Qualsiasi rendita finanziaria, come ad esempio la diaria, è da eliminare. Ai richiedenti asilo si devono garantire solo le cure sanitarie di base finché non verrà riconosciuto loro il diritto a prestazioni assicurate. In ogni caso, è da escludere ogni forma di reddito garantito». Ritenete giusta la decisione del governo austriaco di mandare i carri armati alla frontiera con l'Italia per fermare il flusso dei rifugiati? S: «L'Austria non può tollerare nel proprio territorio stranieri che siano entrati illegalmente. Chiunque commetta reati va rimpatriato, come tutti coloro ai quali sono state respinte le richieste d'asilo». Ha fatto scalpore in Italia la definizione di «scafista» che il presidente Strache affibbiò all'allora premier Renzi per come l'Italia gestiva il problema dell'immigrazione. Che opinione avete oggi? V: «L'Italia ha bisogno di essere aiutata da tutti gli altri Stati europei, non può essere lasciata sola a occuparsi dei migranti. Per questo, deve cambiare totalmente la politica europea: la Ue deve smetterla di invitare i migranti a venire qui. Vanno costruiti centri di assistenza in Africa e in Arabia». Quando dite che la Ue dovrebbe occuparsi della protezione delle frontiere esterne intendete anche ribadire il vostro no alla Nato? S: «L'indipendenza nazionale e la neutralità permanente dell'Austria sono di grande importanza per noi. La nostra Costituzione dice che l'Austria è neutrale, e a nostro avviso dovrebbe rimanere tale. Solo un Paese sovrano può preservare la propria libertà, che è alla base della neutralità. Ma certo, se l'Europa avesse un proprio esercito, potrebbe difendersi da sola». Cosa pensate di Trump? V: «È stato eletto presidente degli Stati Uniti dagli americani e questo lo devono accettare tutti. Alla fine del suo mandato, il suo popolo giudicherà il suo lavoro. Noi vogliamo mantenere buoni rapporti con gli Usa, con la Russia e perfino con la Cina. È importante mantenere con tutti una base su cui trattare». Voi siete ultranazionalisti: avete un rapporto preferenziale con Putin? «Siamo contrari alle sanzioni economiche alla Russia, con la quale abbiamo un accordo di cooperazione che vogliamo utilizzare per favorire il dialogo internazionale. Saremmo lieti di aiutare le imprese austriache in Russia, una nazione che dovrebbe essere vista come un amico anziché un nemico». Come valutate il successo elettorale di Alternative für Deutschland, il partito nazionalista tedesco? V: «È un'affermazione che testimonia il desiderio di cambiamento in Germania, una rivoluzione rispetto all'indirizzo politico della Merkel. Afd è un partito appena nato ma può avere un futuro più che positivo». E della Lega di Matteo Salvini cosa pensate? S: «Salvini è un eccellente e onesto rappresentante del popolo. Con lui e con la Lega abbiamo un'amicizia duratura. L'Italia avrebbe bisogno di essere guidata da un leader come lui». In Italia questa Ue a trazione tedesca viene ironicamente ribattezzata «Quarto Reich»: condividete? V: «Sono toni che non ci piacciono. Gli Stati europei devono lavorare per costruire fiducia e amicizia tra loro. Dal nostro punto di vista questo sarà possibile solo se ai Paesi membri dell'Ue sarà restituita sovranità e i loro Parlamenti potranno tornare a decidere sulle questioni importanti. Insomma, se all'interno degli Stati sarà ristabilità la democrazia diretta». Cosa rispondete a quanti accusano FPÖ di xenofobia e razzismo? V: «A questo proposito c'è un grande scandalo in Austria. Si è scoperto che ad accusarci sono gli stessi che prima avevano creato false notizie per attribuirci un'immagine razzista. Il partito socialdemocratico a cui appartiene il Cancelliere, Christian Kern, ha aperto di nascosto pagine fasulle su Facebook per accusarci di idee razziste. Noi non siamo affatto razzisti. Ne è la prova il fatto che molti stranieri che vivono in Austria oggi ci votano ritenendoci la miglior offerta politica». Sareste pronti in caso di successo elettorale a entrare in un'alleanza di governo con il leader dei centristi, Sebastian Kurz, attuale ministro degli Esteri? V: «FPÖ non ha alcuna predilezione né per i socialdemocratici né per i centristi. Siamo interessati solo all'attuazione del programma e negozieremo di conseguenza con chiunque sosterrà il nostro percorso di riforme». Alle scorse presidenziali vi tradì il voto di Vienna, la capitale: questa volta che presagi avete? S: «Non si può dire che Vienna sia una città problematica per noi: alle politiche del 2015 nella capitale abbiamo preso il 31% dei voti. Per quest'anno, lasciamo parlare le urne. Noi ci auguriamo il miglior risultato possibile». di Pietro Senaldi

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