Morte al-Baghdadi, i dubbi dopo il raid: cosa non torna, lo hanno ammazzato davvero?
Ha suscitato molti dubbi il raid americano che ha portato alla morte di Abu Bakr Al Baghdadi, il Califfo dell'Isis. Secondo quanto riportato su Repubblica, al momento sono in corso i test del Dna completi per poter riconoscere i resti del leader terrorista, il quale si era fatto saltare in aria quando ormai era braccato. Attualmente, la prima conferma dell'identità di Al Baghdadi la si è avuta attraverso l'unione di un test biometrico di riconoscimento facciale (possibile poiché la testa del terrorista è rimasta intatta nell'esplosione) con quelli di un test del Dna condotto con macchine di nuova generazione, un procedimento dovuto a causa delle lungaggini che ai tempi condizionarono l'identificazione del corpo del leader di Al Qaeda Osama Bin Laden. Nel riconoscimento definitivo dei resti del Califfo, potrebbe risultare decisivo il confronto con il campione di sangue concesso da una delle figlie dello stesso Al Baghdadi, come citato dal Washington Post attraverso una fonte del Pentagono. Leggi anche: Abu Bakr Al Baghdadi ucciso in un raid in Siria, si è fatto saltare in aria? Inoltre, come rivelato dal consigliere della Sicurezza nazionale della Casa Bianca Robert O'Brian, i resti di Al Baghdadi sono stati dispersi in mare, un protocollo che venne usato anche per le spoglie di Bin Laden, per evitare che il luogo di sepoltura diventi meta di pellegrinaggio. I giornali sollevano ancora dubbi sulla ricostruzione dettagliata del raid fornita dal presidente americano Donald Trump, il quale ha avuto modo di visionare il tutto nella Situation Room. Secondo quanto rivelato dalle fonti del Pentagono, però, il presidente potrebbe aver assistito ad un video senza sonoro, quindi non avrebbe potuto intuire i dettagli riguardanti il pianto del leader jihadista.