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Italia e Francia, cosa si nasconde dietro alla guerra sugli immigrati: non solo petrolio, tutti gli obiettivi in Africa

di Davide Locano sabato 30 giugno 2018

2' di lettura

Non è tutto come sembra nel durissimo scontro tra Italia e Francia, tra Matteo Salvini ed Emmanuel Macron sull'immigrazione. Una vera e propria guerra diplomatica sull'emergenza sbarchi. Ma non solo: quanto pesano gli interessi economici? Quanto conta il petrolio libico, l'uranio del Niger, il gas del Fezzan, oro, cobalto, manganese e litio delle terre rare del Sahel? Parecchio, secondo quanto riportato da Il Messaggero, che fa notare come i territori citati siano proprio quelli di origine e transito dei flussi migratori che stanno travolgendo l'Europa. Si pensi anche al fatto che in Libia il duello non è solo tra Salvini e Macron, ma anche tra Eni e Total, rispettivamente colosso italiano e transalpino. Ed Eni gioca un ruolo da padrone (la produzione giornaliera di barili è 320mila contro 31.500), nonostante gli sforzi di Macron, che per primo ha riconosciuto il premier di Tripoli, Serraj, come primo interlocutore. Ed Eni? Non sta a guardare: l'ad Descalzi, infatti, guarda con interesse all'ex francese Algeria, un'altra possibile terreno di scontro economico tra Italia e Francia. Leggi anche: Ong, il capitano che attacca Salvini? Sotto inchiesta Dunque, in Libia, oltre che quella sull'immigrazione, tra Italia e Francia si gioca anche una delicatissima partita petrolifera. Finita? Non proprio: ci sono i grossi interessi di Endesa (Enel) e Gdf-Suez. E ancora, per l'Italia, il progetto di autostrada che Berlusconi promise a Gheddafi come risarcimento per il colonialismo, una "cosetta" da un miliardo di euro di cui si occuperanno Salini e Impregilo, di recente confermata. Dunque il gasdotto Green Stream: tutti interessi contesi dalla Francia, anche nel territorio del Sahel, dove i transalpini sono presenti militarmente dal 2013 (prima in Mali, poi in Mauritania, Niger, Burkina Faso e infine anche Ciad). Tutti i paesi citati qui sopra sono quelli in cui dovrebbero essere installati i chiacchieratissimi hot-spot extra europei. Semplice, dunque, capire come dietro alla partita sui migranti ci siano pesantissimi interessi economici, per i quali risultano decisive le relazioni con i governi locali e una sorta di controllo-soft del territorio.

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