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Il sospetto: "Bomba sull'Airbus". Le prime verità dalle scatole nere

di Giovanni Ruggiero domenica 8 novembre 2015

2' di lettura

Una bomba esplosa a bordo potrebbe essere la causa della strage di 224 passeggeri russi a bordo dell'Airbus A-321 precipitato sul Sinai lo scorso sabato. A distanza di poche ore è ancora complicato che ogni ipotesi sollevata sullo schianto dell'Airbus A-321 sul monte Sinai possa essere vicina a qualunque certezza. Ma d'altro canto sono le stesse autorità russe ad ammettere che non si possono neanche escludere le teorie che ritrovano maggiori riscontri ad una prima analisi dei resti dell'aereo. Quella più inquientante è stata ripresa dalla stampa russa durante la conferenza stampa del portavoce di Vladimir Putin, Dimitri Peskov. Quando un giornalista gli ha chiesto se fosse possibile che a far cadere l'Airbus fosse stata una bomba, Peskov ha risposto: "Non si può escludere nessuna delle ipotesi avanzate finora sulla sciagura". Le scatole nere - Il dato certo finora è che le due scatole nere sono state ritrovate in buone condizioni, anzi da una prima analisi di un esperto russo già a lavoro ad Al Cairo, l'agenzia Reuters ha potuto chiarire che l'aereo non è stato colpito dall'esterno. I miliziani dell'Isis avrebbero anche potuto mettere le mani sulle armi vendute dalla stessa Russia all'Egitto, Siria o alla Libia di Gheddaffi, per esempio sugli S-125 che possono superare quota 9.400 metri, l'altitudine alla quale volava l'Airbus. Ma l'utilizzo di quelle armi richiederebbe un sistema radar di tiro di cui l'Isis non dispone. Non regge neanche la teoria più volte spinta dal governo egiziano, più preoccupato di un nuovo crollo del turismo europeo lungo il Nilo che di scoprire la verità sulla tragedia. Gli egiziani sostengono la tesi dell'avaria al velivolo, ma nessun Sos è stato lanciato dal pilota. I pezzi dell'aereo poi sono stati ritrovati per chilometri con due metà nettamente distinguibili, una delle quali aveva i pezzi sparsi bruciati, gli altri no. La bomba - La stampa russa ipotizza che un ordigno esplosivo possa essere arrivato a bordo attraverso una falla del sistema di sicurezza dell'aeroporto di Sharm-el-Sheikh, considerando che in zona sono stati rilevati numerosi russi affiliati all'Isis che si sarebbero potuti imbarcare senza dare troppo nell'occhio. Un caso molto simile a quello di Lockerbie, in Scozia, quando a dicembre del 1988 un volo della Panam esplose in volo per colpa di una bomba al plastico piazzata dai terroristi libici. La verità su quel caso cominciò ad affiorare dopo una decina d'anni. Al momento gli inquirenti in Egitto dicono di non aver trovato nessuna traccia di esplosivo, per ora.

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