Da una parte i filo-russi di Sloviansk, stretta d’assedio dalle truppe e dai carri armati di Kiev, che definiscono gli osservatori dell’Osce catturati «spie della Nato» e «prigionieri di guerra», dicono che li useranno per scambiarli coi loro compagni detenuti e sono sospettati di volerli addirittura usare come scudi umani. Dall’altra l’Ucraina che ha tagliato l’acqua alla Crimea. Dall’altra ancora la Nato e il governo ucraino che accusano i jet russi di aver violato lo spazio aereo ucraino. Su tutto, sarebbe stata addirittura interrotta, su iniziativa di Putin, quella Linea Rossa telefonica che fin dai tempi della Guerra Fredda aveva mantenuto un contatto telefonico diretto tra Cremlino e Casa Bianca, appunto per evitare malintesi forieri di apocalittiche conseguenze nucleari. In realtà i colloqui continuano a livello di ministri degli Esteri, ma si tratta comunque di un evento dalla portata simbolica tremenda. E per noi italiani c’è pure il Gruppo da Battaglia Portaerei dell’Admiral Kuznetsov, che è stata rilevata al largo della Sardegna. Insomma, si fa sempre più pesante la situazione in Ucraina. Talmente pesante che dopo essersi visto con Renzi e con il Papa il primo ministro ucraino Arsemiy Yatseniuk è tornato di corsa da Roma in patria, senza neanche aspettare la cerimonia per la canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. E, presumibilmente, non per «firmare la pace» con Mosca con la penna che Papa Francesco gli aveva regalato appositamente con la speranza che potesse farne quell’uso. «Lo spero anch’io», aveva risposto al Pontefice. Ma in conferenza stampa è tornato ad accusare Putin di stare fuori di testa: dopo aver detto che rischiava la terza guerra mondiale, adesso ha spiegato che «con la sua offensiva nell’Est e nel Sud sogna di far rinascere l’impero sovietico». Unico segnale positivo: Mosca e l’Occidente si stanno adoperando per ottenere la liberazione degli osservatori Osce, dei quali peraltro non si sa neanche quanti siano esattamente. Un tweet dell’Osce parla infatti di otto: quattro tedeschi, un ceco, un danese, un polacco e uno svedese. Il ministero degli interni ucraino ridimensiona invece a sette, più cinque membri delle forze armate di Kiev che li stavano scortando. Peraltro anche la Russia è tuttora membro dell’Osce, e l’inviato russo presso l’organizzazione Andre Kelin ha detto appunto che «come membro dell’Osce, farà tutti i passi possibili» per la liberazione degli osservatori rapiti a Sloviansk. Bisognerà capire se è un gioco delle parti, o se effettivamente i filo-russi stanno scappando di mano anche a Putin. Nel contempo il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov in una telefonata al collega statunitense John Kerry ha detto che se vogliono effettivamente contribuire ad allentare la tensione in Ucraina gli Stati Uniti dovrebbero usare la loro influenza su Kiev per ottenere la liberazione dei leader del movimento di protesta separatista nelle regioni orientali e russofone. Kerry avrebbe promesso che tenterà. Ma, appunto, dopo l’offensiva a Est, il taglio delle forniture idriche alla penisola ribelle della Crimea dimostra come anche Kiev scherzi sempre meno. «Si tratta di un atto di sabotaggio», ha tuonato il presidente della Crimea Serghiei Aksionov, che ha comunque tentato di rassicurare la popolazione: «lo stop riguarda solo il settore agricolo e non ci sono problemi per l’acqua potabile». Così come una eventuale guerra del gas tra Russia ed Europa viene vista da molti come un’opportunità che l’Occidente ha per affrancarsi da questa dipendenza ormai sempre più pericolosa, allo stesso modo il primo vicepremier della Crimea Rustam Temirgaliyev lascia intendere come l’offensiva idrica di Kiev potrebbe essere l’occasione per recidere anche questo legame, annunciando che Sinferopoli ha iniziato a trasferire l’acqua dei fiumi al canale che collega l’Ucraina alla Crimea, il cui letto d’acqua da stamane è in secca, dopo che già giovedì il flusso era stato ridotto dai normali 80-90 mq al secondo normali ad appena 4. «La penisola non soffrirà di carenza d’acqua neanche nella secca estiva». di Maurizio Stefanini