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Cina, Obama frena sul clima:

nessun impegno vincolante

Michelangelo Bonessa
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È il clima l'altro grande argomento su cui si èsoffermato Obama a Singapore. Ilpresidente americano ha espresso il suo sostegno alla proposta del premierdanese Lars Lokke Rasmussen per unaccordo in due tempi sulla questione del clima: una intesa politica allaconferenza di Copenaghen del mese prossimo, seguita successivamente da unaintesa legalmente vincolante. Obama, che ha partecipato alla riunione fuoriprogramma insieme al presidente cinese HuJintao e agli altri leader che partecipano al vertice Apec, ha sottolineatol'importanza che la conferenza di Copenaghen «si concluda con un successo». Ilconsesso però, oltre ad un «impegno ad operare per un risultato ambizioso aCopenaghen», non ha prodotto obiettivi concreti per la riduzione dei gas serra.In una colazione organizzata a margine dell'Apec, i leader, tra cui il premierdanese Lars Lokke Rasmussen, che presiederà la conferenza sul clima, hannoconstatato che sarà impossibile sottoscrivere a Copenaghen un nuovo trattatosul riscaldamento globale, vincolante per tutti i 192 Paesi che sarannopresenti nella capitale danese, viste le profonde divergenze ancora esistentitra i Paesi ricchi e quelli più poveri sugli indirizzi da adottare. I leadersono però consapevoli che sarà necessario trovare una intesa «politica», perrinviare le decisioni finali a una nuova conferenza che si terrà moltoprobabilmente a Città del Messico. Una soluzione in due tempi insomma, perscongiurare la possibilità di un fallimento a Copenaghen. I leader hannocompreso «che è irrealistico aspettarsi un accordo definitivo, vincolante pertutti» alla conferenza in Danimarca, ha spiegato Michale Froman, viceconsigliere per la sicurezza nazionale Usa. Ma è «importante» che Copenaghendiventi «una tappa» verso un nuovo trattato sul clima, ha aggiunto Obama. Ilpresidente americano Barack Obama haaffermato oggi di essere un "grande sostenitore della libertà completanell'uso di internet" e di essere "contrario alla censura".Rispondendo ad una domanda rivoltagli attraverso il web nel suo incontro con ungruppo di studenti di Shanghai, Obama ha aggiunto di ritenere le critiche chespesso riceve da cittadini americani su internet fanno di lui "un leadermigliore". In Cina il web è sottoposto ad una pesante censura, chiamata"La Grande muraglia di fuoco" dagli internauti cinesi.  “Non vogliamo contenere la Cina” - Il presidenteamericano ha affermato anche che gli Usa "non vogliono contenere laCina" e che anzi le "danno il benvenuto come membro forte e prosperodella comunità internazionale". Cina e Stati Uniti devono fare "degliimportanti passi in avanti" nella lotta ai cambiamenti del clima. Il nodo del Tibet - Pechino vuole cheil presidente americano Barack Obama, nel corso della sua prossima visita inCina, riconosca pubblicamente la sovranità cinese sul Tibet. Lo scrive oggi ilquotidiano di Hong Kong South China Morning Post citando ''diplomaticicinesi''. Discussioni sui dettagli del programma di Obama, che sarà in Cina dal15 al 18 novembre, sono ancora in corso e non e' ancora stato deciso unprogramma definitivo. I rappresentanti cinesi alle trattative, scrive ilquotidiano, hanno suggerito che il presidente affermi che ''il Tibet e' partedel territorio cinese e che gli Usa sono contrari all'indipendenza dellaRegione''. Nessun governo occidentale si e' pronunciato a favore dell'indipendenzadel territorio, inglobato nella Cina dopo essere stato occupato nel 1951dall'Esercito di liberazione popolare. Ma tutti i governi occidentali tributanoonori e accolgono sul loro territorio il Dalai Lama, il leader tibetano inesilio che secondo Pechino e' un secessionista. Il Dalai Lama, che dal 1959vive in esilio in India, sostiene invece che la sua richiesta e' quella di una''vera'' autonomia del Tibet all'interno della Repubblica popolare cinese.Obama non ha ricevuto il leader tibetano durante la sua recente visita negliUsa ma non ha escluso di farlo in futuro. Secondo un esperto di relazioni traUsa e Cina citato dal giornale, il professor Jin Canrong dell'Universita' delPopolo di Pechino, ci sono ''meno del 50% di possibilita''' che il presidenteamericano soddisfi la richiesta cinese.  

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