La nuova Guerra Fredda
degli animali marini
La Guerra Fredda, parte II, coinvolgerebbe gli animali, al punto che la Russia starebbe addestrando alcuni animali marini per utilizzarli contro i nemici. Foche contro delfini: potrebbe essere infatti questa la risposta della Russia alla decisione del Pentagono di schierare all'inizio del 2010 delfini e leoni marini a difesa dei sommergibili nucleari nella regione di Kitsap, nello Stato di Washington. Lo sostiene il quotidiano filogovernativo “Izvestia”, ricordando che si tratta di una pratica abbandonata dopo il crollo dell'Urss per carenza di fondi. «Vogliamo che i nostri animali lavorino come i leoni di mare americani», ha spiegato Ghennadi Matishov, direttore dell'istituto di biologia marina di Murmansk, nel nord della Russia. Secondo lo scienziato, i leoni marini usati negli Usa «piazzano mine su installazioni, filmano i fondali nemici e registrano le radiazioni». In passato, seguendo l'esempio americano, l'Urss aveva un delfinario speciale a Sebastopoli, in Crimea, per addestrare i suoi mammiferi da guerra a difesa della flotta del Mar Nero: i delfini stavano nella baia per segnalare eventuali intrusi e ucciderli, nel caso ricevessero ordine in tal senso, e, secondo Izvestia, erano dotati di un rostro per attaccare le navi nemiche ed erano in grado di annientare anche siluri sino a 120 metri di profondità. Teoricamente potevano anche essere lanciati da un elicottero. La decisione di estendere il programma per difendere le flotte del Pacifico e del mare del Nord fu resa vana dalla carenza di mezzi finanziari e dalla successiva caduta dell'Urss. Attualmente, però, l'addestramento dei mammiferi acquatici potrebbe essere rispolverato, come auspica Matishov, le cui ricerche sono finanziate per adesso solo dall'Accademia delle Scienze. Prima ha provato con una balena bianca (belukha), poco adatta tuttavia ai rigori del nord, e poi con una decine di foche che a suo avviso sono in grado di scoprire le mine e portarle a galla, cercare nel fondo marino oggetti fatti vedere in superficie, interagire con i sub. «Possono distinguere anche i nemici, ferirli o ammazzarli», ha assicurato, senza entrare però nel dettaglio degli esercizi e del programma di addestramento di questi “spetnaz” del mare: tutto è assolutamente «top secret».