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Guerre spaziali, "a che armi stanno lavorando gli Stati Uniti": così disintegreranno Cina e Russia

Mirko Molteni
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In segretissimi laboratori nascono armi spaziali che un giorno potrebbero illuminare con lampi mortali i cieli notturni sopra le nostre teste. Scontri fra satelliti armati di laser, anticipati dalla fantascienza, sono più vicini alla realtà di quanto s'immagini. Esperimenti di guerra orbitale si erano avuti fin dalla guerra fredda fra Usa e Urss, ma finora s'è trattato di test isolati, senza schieramenti operativi nello spazio. Motivo: costi, difficoltà tecniche e il Trattato sullo Spazio Esterno che dal 1967 vieta di posizionare armi nello spazio. Che ciò stia cambiando lo ha testimoniato il comandante delle forze spaziali americane, generale Jay Raymond, in un'audizione al Congresso di Washington. Le US Space Forces, prima forza spaziale indipendente del mondo, furono create da Donald Trump il 20 dicembre 2019 e sono la maggior eredità che la passata amministrazione ha lasciato a Joe Biden. Beneficiano per il 2021 di un bilancio di 15 miliardi di dollari, che Biden vuol portare a 17 miliardi per il 2022.

 

 

SISTEMI A ENERGIA DIRETTA
Nell'audizione del 16-17 giugno, il deputato repubblicano James Langevin, ha chiesto a Raymond: «Gli Stati Uniti stanno sviluppando armi a energia diretta (cioè laser o fasci di particelle, n.d.r.) per i nostri satelliti?». Il generale, pur non dando dettagli per motivi di segretezza, ha ammesso: «Si, stiamo sviluppando tali sistemi. Ne parleremo solo a porte chiuse». Le Space Forces hanno diramato: «Il generale Raymond ha più volte ricordato che Russia e Cina hanno sistemi capaci di distruggere i nostri satelliti. La sua risposta al deputato Langevin conferma che i nostri sviluppi sono appropriati». È possibile quindi che il Trattato sullo Spazio Esterno diventi carta straccia, come già altri trattati della guerra fredda, di fronte alla militarizzazione dello spazio. Già nel 1983 il presidente Usa Ronald Reagan annunciò le sue "guerre stellari", ma erano un bluff per spingere l'Unione Sovietica a sperperare le sue magre risorse con esperimenti costosissimi e prematuri, data la tecnologia dell'epoca.

 

 

TIRO AL BERSAGLIO
Negli ultimi anni si sono rinnovati i test. Nel 2007 la Cina abbatté un suo satellite in disuso con un missile SC -19, spingendo gli Usa a reagire nel 2008 colpendo un proprio bersaglio in orbita con un missile SM-3 lanciato da una nave. Poi, il 15 luglio 2020 la Russia ha provato in orbita il "satellite-killer" Cosmos 2543, che ha sparato una specie di "proiettile". La "rincorsa" è a distruggere i satelliti del nemico, sconvolgendone comunicazioni e spionaggio. Armare direttamente un satellite-killer sarebbe più efficiente che sparare da terra dei missili antisatellite, perciò Usa, Russia e Cina lavorano a miniaturizzare i laser ad alta potenza in modo da ridurne peso e ingombro per imbarcarli su veicoli spaziali. Già trent'anni fa russi e americani potevano "illuminare" satelliti in orbita con raggi laser a bassa potenza sparati da terra, da grosse stazioni fisse. Oggi la sfida è "centrare" satelliti, ma con raggi distruttivi (circa 150 KiloWatt di potenza) e "sparati" da altri satelliti. Concentrare una simile forza in un peso limitato non è facile e si pensa che per dare energia all'arma si vogliono dotare i satelliti-killer di reattori nucleari. Insomma, di male in peggio.

 

 

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