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Ratzinger, siluro sulle nozze gay: "Contro le culture dell'umanità". Siluro anche contro Papa Francesco?

Maurizio Zottarelli
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La notizia forse non troverà molta eco sulla stampa progressista. Ma quella che è uscita ieri dalle stanze vaticane è un'esplosione che risuona fragorosa sul dibattito di fine estate che sonnecchia ancora intorno al ddl Zan e sull'europarlamento che chiede che le nozze gay siano riconosciute in tutta Europa. «Il concetto di matrimonio omosessuale è in contraddizione con tutte le culture dell'umanità che si sono succedute sino a oggi, e significa dunque una rivoluzione culturale che si contrappone a tutta la tradizione dell'umanità sino a oggi». A scriverlo è il Papa emerito Benedetto XVI che torna a far sentire la sua voce, proprio sul tema delle nozze gay, con un testo inedito, consegnato lo scorso aprile e intitolato "Rendere giustizia di fronte a Dio del compito affidatoci per l'uomo", inserito in un volume pubblicato da Edizioni Cantagalli, La vera Europa Identità e Missione, in uscita domani.

BERGOGLIO CONFERMA - Parole che più nette non potrebbero essere, proprio mentre in molti forse auspicavano, tra una tiratina di tonaca pontificia e l'altra, che il Papa sostenesse in qualche modo la battaglia dei diritti omosessuali. Invece, va detto che il volume, curato e tradotto dal professor Pierluca Azzaro (curatore dell'opera omnia di Ratzinger), a scanso di equivoci, vede anche la prefazione di Francesco. Un messaggio chiaro e forte, quindi, dal ritiro di Mater Ecclesiae, con Benedetto XVI lancia un ultimo accorato appello affinché l'Europa riscopra e riaffermi la sua vera origine e identità che l'hanno resa modello di bellezza e umanità. «Il tema matrimonio e famiglia ha assunto una nuova dimensione che non si può certo ignorare», scrive Benedetto XVI. «Si assiste a una deformazione della coscienza che evidentemente è penetrata profondamente in settori del popolo cattolico».

 

 

Benedetto XVI sottolinea che nei secoli anche nelle diverse culture non è mai stato messo in dubbio il «fatto che l'esistenza dell'uomo - nel modo di maschio e femmina - è ordinata alla procreazione» e che «la comunità di maschio e femmina e l'apertura alla trasmissione della vita determinano l'essenza di quello che è chiamato matrimonio». Proprio nel giorno in cui gli eurodeputati chiedono l'accettazione da parte di tutti gli Stati membri di ogni tipo di matrimonio e di famiglia, Ratzinger riporta la questione nei confini originari del rapporto tra uomo e donna e di procreazione. Anzi, secondo Benedetto XVI, la frattura si è verificata con l'introduzione della pillola anticoncezionale che ha reso «possibile in termini di principio la separazione tra fecondità e sessualità». Un passaggio che ha trasformato la coscienza degli uomini, aprendo la via alla equiparazione di ogni forma di sessualità, a una fecondità senza sessualità e, di conseguenza alla «creazione dell'uomo razionalmente». Una posizione strumentale, secondo il Papa emerito, che minaccia di mettere a rischio l'uomo stesso. Al punto da indurre Benedetto XVI a parlare della necessità di una «ecologia» che protegga l'umanità. In un'epoca di massima attenzione al pianeta e ai suoi abitanti, l'unica natura che rischia di essere travolta, paradossalmente, è proprio quella dell'uomo. «Anche l'uomo possiede una natura che gli è stata data, e il violentarla oil negarla conduce all'autodistruzione» scrive Ratzinger. «Proprio di questo si tratta anche nel caso della creazione dell'uomo come maschio e femmina, che viene ignorata nel postulato del matrimonio omosessuale».

 

 

DALL'INIZIO ALLA FINE - Un pericolo autodistruttivo che Benedetto XVI rileva lucidamente anche nel perseguimento di una morte pianificata e calcolata. «In questo senso, la crescente tendenza al suicidio come fine pianificata della propria vita è parte integrante del trend descritto». Insomma, o l'uomo è creatura di Dio, è immagine di Dio, è dono di Dio, oppure l'uomo è un prodotto che egli stesso crea. Ma in questa «autocreazione» e, di conseguenza, in questa rinuncia all'idea della creazione, c'è anche la perdita della grandezza dell'uomo, della sua dignità «che è al di sopra di ogni pianificazione». Una rinuncia alla propria natura di «figli di Dio», che, in qualche modo, ricorda la rinuncia da parte dell'Europa delle proprio radici cristiane, a suo tempo così duramente condannata da Benedetto XVI. E ora, dopo aver ridotto i propri popoli a pura espressione economica, Bruxelles sembra puntare ad appiattire i propri cittadini alla semplice dimensione di prodotto commerciale, dalla culla alla tomba.

 

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