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Angela Merkel "sparita", il sospetto dei tedeschi su Putin

sabato 26 marzo 2022

2' di lettura

Angela Merkel è sparita dai radar della diplomazia che in queste settimana è al lavoro per il cessate il fuoco del conflitto Russia-Ucraina. Un esilio volontario sul quale aleggiano le più disparate ipotesi: dalla malattia all'imbarazzo. Di certo c'è che la Germania sta realizzando che non è stato tutto oro quello che luccicava nei sedici anni dell'era Merkel. La crisi ucraina, puntualizza Paolo Valentino nella sua corrispondenza per il Corriere, fa porre ai tedeschi domande sulla dipendenza energetica, sull'uscita affrettata dall'energia atomica, sullo scarno bilancio per la difesa, sulla sovranità europea, perfino sulla pandemia. Perché sotto Angela Merkel l'Ucraina non è stata agganciata in modo stabile all'Occidente? Perché la cancelliera ha permesso che Germania diventasse così dipendente dalle emissioni di gas dalla Russia?

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Nessuna risposta, ovviamente. Anche perché sin dall'inizio delle ostilità, Merkel ha fatto sentire la sua voce con una dichiarazione di "netta condanna" dell'aggressione russa, definita "un taglio profondo nella storia dell'Europa", senza tuttavia pronunciare il nome di Vladimir Putin. Per il resto solo il silenzio dovuto anche al suo rapporto con Putin. Ovviamente, la cancelliera non si è mai fatta illusioni sulla "bontà" dello zar, ma secondo i suoi detrattori, avrebbe potuto evitare di autorizzare il Nord Stream 2 nel 2014, lo stesso anno cioè in cui Putin si annesse la Crimea, contro il parere del suo consigliere per la sicurezza nazionale, Christoph Heusgen, che l'aveva messo in guardia dai rischi geopolitici del gasdotto. Eppure, fa notare Paolo Valentino, c'è anche molta ipocrisia negli attacchi alla Merkel da parte dei tedeschi. "Le sue scelte", puntualizza, "furono condivise in pieno dall'industria tedesca, dal suo partito, la Cdu, e soprattutto dagli alleati della Spd, e soprattutto che fino al 24 febbraio hanno considerato una 'vacca sacra' il dialogo e la cooperazione economica con Mosca, in nome della Ostpolitik".

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