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Ucraina, i cecchini su due ruote: cosa fanno gli ucraini con le micidiali biciclette elettriche

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Mirko Molteni
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La guerra in Ucraina ricorda i conflitti del Novecento anche per l'uso della bicicletta da parte dei militari di Kiev. È un mezzo ideale per ricognizione, trasporto di medicinali e anche per dare mobilità a soldati armati di fucili da cecchino o di missili anticarro portatili. I ciclisti-soldati ucraini possono sgusciare tra boschi ed edifici, appostarsi in agguato contro i russi e poi svignarsela, contando sul fatto che un uomo in bicicletta è un bersaglio difficile e, non avendo un motore termico, non lascia tracce all'infrarosso.
Il Washington Post ha fatto luce sulla fabbrica ucraina di biciclette Eleek, situata a Ternopil, città della Galizia ex-polacca annessa all'Ucraina sovietica nel 1945. Dall'inizio dell'invasione russa, la Eleek ha donato all'esercito bici di produzione commerciale, poi, il direttore della fabbrica, Roman Kulchytskyi, mentre era in un rifugio antiaereo durante i primi attacchi aerei russi, ha avuto l'idea di sviluppare una bici elettrica apposita per i militari. Così la Eleek ha prodotto la Atom, realizzata con batterie al litio e con pezzi di recupero tratti da sigarette elettroniche donate dalla popolazione. È una bicicletta a pedali, con ruote fuoristrada tipo mountain bike, ma dotata anche di un motore elettrico da ben 3 KW, la potenza elettrica di un appartamento. Pesa 70 kg, porta un carico di 150 kg e le batterie durano per 150 km. Ha una sella allungata per due persone. La velocità massima è di ben 90 km/h su strada. Insomma, pare quasi più una moto elettrica che una bici, ma con le batterie scariche avanza a pedali e in entrambi i casi è silenziosa e agile. Inoltre la batteria ha una presa da 220 V con cui i soldati possono ricaricare smartphone e antenne-modem con cui collegarsi a Internet tramite la rete Starlink donata da Elon Musk.
 

 

BERSAGLIERI E FINLANDESI Anche un'azienda americana di bici elettriche, la Delfast di Whittier, in California, fornisce suoi prodotti all'esercito di Kiev. Le E-bike Delfast, come ha spiegato il padrone della fabbrica, Daniel Tonkopi, hanno un'autonomia di 320 km e una velocità massima di 80 km/h, inoltre possono portare un piccolo lanciarazzi anticarro NLAW.
L'attuale conflitto russo-ucraino segna dunque la resurrezione della bici militare, le cui origini rimontano a 130 anni fa. Gli eserciti francese e austro-ungarico usavano biciclette per pattuglie esploranti già dal 1890 e poco dopo, nel 1894, un capitano francese, un certo Gerard, presentò una bici pieghevole di sua invenzione. In Italia fu il corpo dei Bersaglieri a fare da pioniere del ciclismo militare. Una prima Compagnia sperimentale di Bersaglieri ciclisti fu fondata nel 1898 dal tenente Luigi Camillo Natali, poi seguirono altre compagnie formate fra il 1901 e il 1902. Nel 1907 tali compagnie vennero fuse nel 1° Battaglione Bersaglieri Ciclisti, che alla guida del maggiore Giuseppe Cantù compì un giro ciclistico d'Italia per 1153 km. Dal 1910 i Bersaglieri ebbero un battaglione ciclisti per ognuno dei 12 reggimenti che costituivano il corpo dai cappelli piumati.
Dall'originaria bicicletta Carraro, i bersaglieri passarono nel 1912 alla Bianchi pieghevole dal peso di 14 kg, con cui affrontarono la Prima Guerra Mondiale, lottando sul Tagliamento nel 1915, sull'Alpe di Carmagnon nel 1916 e al Capo Sile nel 1918.
 

 

DAI VIETCONG ALLA SVIZZERA Nella Prima Guerra Mondiale tutti i Paesi diedero grande importanza alle biciclette e, per esempio, l'esercito tedesco aveva 36 battaglioni indipendenti di fanti-ciclisti, più un battaglione ciclista distaccato presso ogni divisione di cavalleria. In Italia la tradizione dei Bersaglieri ciclisti proseguì nella Seconda Guerra Mondiale, dopo che nel 1939 adottarono un nuovo modello Bianchi, pieghevole, che pesava 16 kg ed era ben ammortizzato: leve oscillanti e molle cilindriche per la forcella e sospensione telescopica con molla cilindrica per il telaio. Intanto la Finlandia, nel contrastare l'invasione sovietica dell'inverno 1939-1940, impiegò con successo il 6° Battaglione di fanteria in bicicletta, che contribuì a respingere un assalto russo presso Suomussalmi, senza contare l'uso del ciclo da parte dei cecchini finnici che rendevano dura la vita all'armata di Stalin con i loro agguati nelle foreste. Negli eserciti occidentali, l'uso militare della bicicletta andò scemando dopo il 1945, ma in altri contesti esso proseguì. Nel Vietnam del 1965 i guerriglieri Viet Cong iniziarono a pedalare, sia per rapidi spostamenti nei sentieri delle foreste, sia per trasportare rifornimenti lungo la "pista di Ho Chi Minh". In Svizzera, già dal 2003 sono stati ripristinati reparti di fanteria ciclista e chissà che le esperienze attuali degli ucraini non ispirino altri eserciti.

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