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Putin, la camera delle torture: scosse elettriche e unghie strappate

Daniele Dell'Orco
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Dopo qualche tentennamento più di carattere interno che basato sulla effettiva situazione sul campo di battaglia, ieri il Ministero della Difesa della Federazione Russa ha confermato ufficialmente la conquista della città di Soledar, nella regione di Donetsk. Si tratta del primo avanzamento militare degno di nota da parte dei russi da luglio ad oggi e, nonostante gli analisti militari siano profondamente divisi sul suo effettivo valote strategico, Soledar, che sorge ad appena 10 km dal tritacarne di Bakhmut, consente alle truppe d'assalto formate da contractor della Wagner, alle truppe aviotrasportate di Mosca e alla fanteria di Donetsk di aumentare la pressione su Bakhmut da nord e limitare l'afflusso di uomini e mezzi a supporto dell'esercito ucraino di base a Siversk, un altro villaggio che sorge sull'attuale linea difensiva di Kiev nel Donbass.

Anche per questo, ci sono notizie di combattimenti in corso nella periferia occidentale della città, nei pressi della stazione di Sol e nei villaggi limitrofi come Krasna Gora. Lo Stato Maggiore delle Forze Armate dell'Ucraina sostiene però che a Soledar «la battaglia continua». Irrisolto, al momento, il nodo sui soldati ucraini rimasti intrappolati nel calderone di Soledar, uno dei quali in collegamento telefonico con la CNN ha riferito di trovarsi in una situazione di «abbandono», senza cibo e con munizioni limitate. Dei circa 500 civili che sarebbero rimasti a Soledar (prima della guerra abitata da 10mila persone), i russi hanno riferito di aver evacuato circa 100 persone, nelle scorse ore, verso Shakhtyorsk, nell'autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk. Insieme allo spostamento di riserve ucraine dalla vicina regione di Kharkiv nel settore più caldo del fronte, nel tentativo di rompere l'avanzata russa e imbastire un contrattacco, sono tornate d'attualità le esperienze vissute in quei territori, riconquistati da Kiev in autunno, durante il controllo russo.

CARTA VETRATA
Il capo della Direzione principale della polizia nazionale nella regione di Kharkiv, in dichiarazioni all'agenzia Ukrinform ha rivelato dettagli suoi metodi di tortura utilizzati dai russi: «Percosse e scosse elettriche sono stati i metodi più usati», ma ci sarebbero stati anche casi in cui i torturatori hanno usato maschere antigas per far fuoriuscire l'aria dagli interrogatori o hanno strangolato i progionieri, mentre in altre occasioni hanno strappato loro le unghie o usato carta vetrata per segare i denti. La polizia si dice pronta a fornire prove che in alcune occasioni intere famiglie siano state rinchiuse in camere di tortura, compresi adolescenti minorenni. «Anche i bambini -di 14 e 16 anni - erano nelle camere di tortura. Sono stati sottoposti a pressioni sia fisiche che psicologiche. Le ragazze sono state minacciate di stupro», ha detto.

MASSACRI
Da quando l'esercito russo si è ritirato dal capoluogo Kharkiv a maggio e poi dal resto della regione a settembre, le autorità ucraine affermano di aver trovato 25 strutture utilizzate come camere di tortura dall'esercito russo. Dal momento della controffensiva, sarebbero stati individuati 920 corpi civili, compresi quelli di 25 bambini, secondo Timoshko, che ha assicurato essere caduti vittime dei soldati russi. Sul fronte internazionale, ancora apertissimo il dibattito sulla fornitura di carri armati di produzione occidentale a Kiev, con il Regno Unito pronto ad inviare i Challenger e con Francia e Germania disposti a mobilitare mezzi corazzati come gli AMX-10 e i Marder (che non sono veri e propri tank), ma con il Cancelliere Scholz in particolare ancora titubante sull'invio di carri armati Leopard 2. Il dibattito secondo il New York Times rientra nel programma di sostegno che l'Occidente vuole offrire all'Ucraina in vista di una controffensiva in primavera.

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