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Camilla Fabbri, "passaporto diplomatico": la svolta nel caso della modella in fuga

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Si infittisce il giallo di Camilla Fabri, 28enne ex commessa e aspirante modella romana moglie del manager Alex Saab Moran in fuga dalla giustizia italiana. Un anno fa era stata scagionata dall'accusa di latitanza internazionale dal Gup di Roma. Motivazione? Non era dimostrabile che sapesse di essere imputata nel processo per riciclaggio internazionale che coinvolge lei e una decina di suoi familiari. Dopo aver evitato il carcere perché madre di due figli piccoli, la bella Camilla ha fatto perdere le sue tracce e ora la battaglia legale si fa sempre più difficile, dal momento che la Corte suprema di giustizia venezuelana le ha riconosciuto il passaporto diplomatico in quanto moglie di Saab Moran, "da tre anni ingiustamente detenuto negli Stati Uniti". Una triangolazione diplomatica complicatissima.

 

 

 

Il manager è accusato di aver lucrato sugli aiuti alimentari al Venezuela in ginocchio per la crisi economica e l'embargo al regime comunista di Maduro. Di riflesso, l'accusa per la moglie italiana è che anche lei abbia partecipato al riciclaggio investendo enormi somme di denaro "sporco" nel nostro Paese. Secondo i pm, anche la Fabbri era consapevole del meccanismo messo in atto dal compagno, molto vicino a Maduro. Saab Moran, dopo averla sposata, ricorda il Corriere della Sera, ha intestato a Camilla "beni e società, tra cui un appartamento da 5 milioni di euro a via Condotti, angolo piazza di Spagna, che le viene sequestrato assieme a 1,8 milioni di euro dal Nucleo di polizia valutaria della finanza nel 2019, agli albori dell’indagine".

Proprio in quei giorni la Fabri si trasferisce in Russia, "forse fiutando lo sviluppo dell’inchiesta del pm Francesco Cascini che finisce per coinvolgere a vario titolo sua sorella, il cognato, due zie, i genitori, altri parenti e prestanome impegnati a schermare, secondo l’accusa, parte dei 50 milioni di euro a cui danno la caccia le procure di mezza Europa". Varie intercettazioni sembrano inchiodare i familiari. "Se va male andiamo a Dubai", diceva Camilla alla madre, mentre la zia confermava: "Firmo cose, apro conti". A difendere la ragazza, oggi, un avvocato d'eccezione come l'ex ministro della Giustizia Paola Severino, che ha appunto ottenuto l’annullamento del decreto di latitanza a carico della sua assistina, che oggi vive stabilmente in Venezuela.

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