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Niger, "quali bandiere sventolano dopo il golpe": terrore nelle cancellerie europee

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"Cacciare i francesi" e bandiere del Gruppo Wagner che sventolano per le strade della capitale Niamey. Questo è il clima che si respira in Niger, finito nelle mani dei golpisti guidati dal capo della guardia presidenziale Abdourahmane Tchiani. Dopo aver deposto il presidente eletto in carica Mohamed Bazoum, il capo dei militari è apparso alla tv di Stato presentandosi al Paese come “presidente del Consiglio nazionale per la salvaguardia della Patria". La sua unità aveva arrestato mercoledì Bazoum. Tchaini, spiega Al Jazeera, ha 62 anni ed è uno stretto alleato dell'ex presidente Mahamadou Issoufou, il politico che ha guidato il Paese fino al 2021. Il colonnello Amadou Abdramane, portavoce dell'esercito nigerino, ha dichiarato che le forze di sicurezza hanno deciso di "porre fine al regime" a causa "del deterioramento della situazione della sicurezza e del malgoverno".

 

 

 

Una pessima notizia non solo per la Francia, che esercita da decenni un grande potere politica nell'area subsaharianae dell'Africa centrale, ma anche per gli Stati Uniti (che negli ultimi anni avevano fornito molti aiuti economici all'unica vera democrazia dell'area, almeno formalmente) e in generale per l'Europa. Il Niger, che confina a Nord con Libia e Algeria, è uno snodo cruciale nel traffico clandestino di migranti che poi partono dalle coste nordafricane per attraversare il Mediterraneo per sbarcare in Italia. Il sostegno militare e logistico dei russi del Gruppo Wagner, guidati da Evgeny Prigozhin ai militari golpisti è ormai un dato storico: il pensiero che siano proprio i russi a decidere quando aprire il rubinetto dei flussi migratori mette in allarme tutti i governi dell'Ue. 

In tv, Tchiani ha detto che il Paese doveva cambiare rotta per evitare "la graduale e inevitabile fine" e quindi "si è deciso di intervenire". "Chiedo ai partner tecnici e finanziari amici del Niger di comprendere la situazione specifica del nostro Paese e di fornirci tutto il supporto necessario per consentirci di affrontare le sfide", ha affermato ancora parlando alla Tv di stato di Niamey. I golpisti hanno levato gli scudi contro l'ipotesi di "qualsiasi intervento militare straniero". "Alcuni ex dignitari rintanati nelle cancellerie in collaborazione con queste ultime, sono in una logica di scontro", indica il comunicato, avvertendo "sulle conseguenze che deriveranno da un eventuale intervento militare straniero".

"L'Ue condanna con la massima fermezza il colpo di Stato, gli eventi degli ultimi giorni costituiscono una grave minaccia per la stabilità e la democrazia", afferma in una nota l'Alto rappresentante Ue per la politica estera Josep Borrell, che ribadisce poi "il proprio sostegno all'azione intrapresa dalla Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale agli sforzi in corso per un immediato ritorno all'ordine costituzionale". "L'Ue chiede che la sicurezza e la libertà di movimento del presidente Bazoum siano garantite senza condizioni", avvertendo che !qualsiasi rottura dell'ordine costituzionale avrà conseguenze sulla cooperazione tra l'Ue e il Niger, tra cui l'immediata sospensione di ogni sostegno al bilancio". "L'Ue è al fianco del popolo nigerino e ribadisce il suo pieno impegno per il rigoroso rispetto dello Stato di diritto, dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale in Niger". Dal canto suo, la Francia, tramite una nota della sua diplomazia, fa sapere di "non riconoscere le autorità che hanno preso il potere con un golpe in Niger". Secondo Parigi "Bazoum, democraticamente eletto dal popolo del Niger, è il solo presidente del Paese".

 

 

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