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"Truppe di soldati e armi al confine": guerra alle porte dell'Italia?

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L'ombra della guerra aperta nel cuore dell'Europa, alle porte dell'Italia. L'allerta militare parte dagli Stati Uniti: la Serbia sta ammassando truppe al confine con il Kosovo, dove nello scorso weekend si sono già registrati sanguinosi scontri. Washington ha chiesto ufficialmente a Belgrado di "ritirarle immediatamente", mentre la Nato ha dato il via libera al dispiegamento di nuove forze nel Nord della repubblica kosovara, nata alla fine del drammatico conflitto interetnico degli anni Novanta, "per poter continuare a garantire un ambiente sicuro a tutte le persone che ci vivono".

Il portavoce della del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, ha sottolineato l'istallazione "senza precedenti" di artiglieria, carri armati e unità di fanteria. Una settimana fa, a Banjska, c'è stato uno scontro aperto tra serbi e polizia locale, terminato con la morte di un agente kosovaro e di tre assalitori. Per questo la Kfor, il contingente delle Nazioni Unite, "sta aumentando la sua presenza e attività nel nord del Kosovo e nelle aree attorno alla linea del confine amministrativo con la Serbia per continuare a portare a termine il suo mandato di fornire un ambiente sicuro e protetto a tutte le persone che vivono in Kosovo".

In un'intervista ad Al Jazeera, il premier del Kosovo Albin Kurti ha accusato il presidente serbo Aleksandar Vucic di aver pianificato e ordinato l'attacco della scorsa settimana con l'intento di "destabilizzare" il Paese, lanciare una guerra e creare in Kosovo "un'altra Repubblica serba" come in Bosnia Erzegovina. Kurti ha precisato che le indagini condotte finora nel villaggio di Banjska hanno portato al sequestro di "munizioni e armi, del valore di cinque milioni di euro, tutte prodotte in fabbriche in Serbia". "Le bombe a mano, le mitragliatrici, tutto ciò che abbiamo sequestrato è stato prodotto in Serbia e non si trova sul mercato. È ovvio che l'esercito serbo ha dato tutto questo alle formazioni paramilitari", ha sostenuto il premier, secondo cui obiettivo dell'attacco era che "la polizia entrasse nel monastero di Banjska per poter poi condividere con tutto il mondo le foto con proiettili alle pareti del monastero. Questo non è accaduto e gli aggressori sono fuggiti".

"Volevano che l'inizio della guerra avvenisse domenica 24 settembre", ha denunciato Kurti, ricordando "come è iniziata la guerra a Sarajevo": "Il 1 marzo 1992, durante un matrimonio, un prete serbo ortodosso rimase ferito. Siamo stati molto attenti che non accadesse qualcosa di simile. Ma penso che volessero ripetere lo scenario dell'inizio della guerra" nell'ex Jugoslavia.


NOVA0125 3 EST 1 NOV Serbia-Kosovo: ministero Esteri Germania, evitare ulteriore escalation Berlino, 30 set - (Nova) - Bisogna evitare un'ulteriore escalation tra Serbia e Kosovo. Questa la posizione del ministero degli Esteri della Germania, come si legge in un post sui social. "E' importante che la Serbia riduca senza indugio le sue truppe al confine con il Kosovo. Insieme ai nostri partner siamo in contatto diretto con le parti coinvolte. Il processo politico deve continuare con urgenza", spiega la diplomazia di Berlino. (Geb) NNNN

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