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Patto Macron-estrema sinistra: i ministri si ribellano: ore decisive, galletto spennato?

Mauro Zanon
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Per evitare che il Rassemblement national (Rn) di Marine Le Pen e Jordan Bardella ottenga la maggioranza assoluta all’Assemblea nazionale al termine del secondo turno delle elezioni legislative di domenica prossima, si moltiplicano i cosiddetti “patti di desistenza” tra Ensemble, la coalizione del presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, e il Nuovo fronte popolare, l’alleanza delle sinistre guidata dalla gauche radicale di Jean-Luc Mélenchon, leader della France insoumise. Dai risultati del primo turno, che hanno visto il trionfo di Rn e alleati, a partire dal gollista ribelle Éric Ciotti, presidente dei Républicains, sono usciti 306 triangolari in vista del 7 luglio, e 5 quadrangolari: un record nella storia della Quinta Repubblica. Tale configurazione si è andata a verificare nelle circoscrizioni in cui nessun candidato ha raggiunto la maggioranza assoluta e un numero totale di voti pari almeno al 25% degli elettori registrati al primo turno, e il terzo, o il quarto classificato, hanno ottenuto almeno il 12,5% dei suffragi. È l’elevata partecipazione di domenica che ha determinato questi triangolari.

Con il 66,71% di ieri, la più alta dal 1997, la percentuale di voti necessaria per qualificarsi al secondo turno è stata inferiore a quella delle elezioni precedenti, attorno al 19%, e così molti candidati hanno superato questa soglia. Nel 1997, i triangolari erano 76. Successivamente il numero è diminuito: 41 nel 2002, 20 nel 2007, 34 nel 2012, uno solo nel 2017 e otto nel 2022. Queste finali a tre candidati rendono l’esito del secondo turno molto più incerto. Tuttavia, come già evidenziato, proliferano da domenica sera i “patti di desistenza” anti Rn. E il risultato è un crollo dei triangolari.

 

 

 

Secondo i calcoli pubblicati ieri alle 19 dal Monde sono almeno 177, per ora, le desistenze per bloccare Rn: 126 dal campo del Nuovo fronte popolare, 50 dalla coalizione presidenziale e 1 dai Républicains non allineati a Ciotti. Tuttavia, mentre l’ammucchiata delle sinistre è compatta attorno all’idea di ritirare il proprio candidato arrivato terzo per massimizzare le possibilità di vittoria dell’altro candidato “repubblicano” – anche se la rinuncia favorisce un macronista o un gollista – nella maggioranza non c’è unanimità sulla linea da seguire. Il motivo? La presenza della France insoumise (Lfi) di Mélenchon. «Invito tutti i nostri elettori, quando i nostri candidati non sono al secondo turno, a votare per un candidato del campo social-democratico, cioè un rappresentante del Partito socialista, del Partito comunista o dei Verdi», ha dichiarato a France Inter il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, senza includere Lfi. «Combatto Rn, ma non voto per Lfi», ha aggiunto.

Sulla stessa linea Aurore Bergé, ministra per le Pari opportunità: «Sono la prima a essere sconcertata da ciò che è diventata una parte della sinistra. Non mi fa certo piacere! Ma allearsi con Lfi? Presentarsi davanti al popolo francese accanto a Rima Hassan (eurodeputata mélenchonista franco-palestinese pro Hamas, ndr)? No, è indifendibile», ha dichiarato al Monde Bergé. Nemmeno gli altri due pilastri della maggioranza, il leader dei centristi del MoDem François Bayorou e l’ex primo ministro e presidente di Horizons Édouard Philippe sono d’accordo con l’idea di un “nuovo fronte repubblicano” con dentro Mélenchon. «Non bisogna votare per i candidati di Rn, né per quelli della France insoumise, con i quali non differiamo solo sui programmi ma anche sui valori fondamentali», ha affermato il primo, «molti francesi sarebbero totalmente disperati se si trovassero di fronte a una scelta tra Rn e Lfi», ha sottolineato il secondo, invitando a valutare «caso per caso». Ci sarà tempo fino a oggi alle 18 per presentare le domande di partecipazione al secondo turno. Per ora, l’alleanza Rn-Ciotti ha 39 seggi sicuri dopo il primo turno, Nfp 32 e Ensemble soltanto 2.

 

 

 

I triangolari previsti, invece, sono 134. Tra i mélenchonisti infrequentabili in posizione di forza per diventare deputati figurano Aly Diouara, candidato filoislamista nella Seine-Saint-Denis che aveva dato a Raphaël Glucksmann del “sionista”, primo con il 33,1% dopo il primo turno, ma anche Raphaël Arnault, militante dell’ultrasinistra schedato “S” dai servizi perché potenzialmente pericoloso: è arrivato secondo con il 24,76% nel Vaucluse dietro la candidata Rn, ma potrebbe beneficiare dei voti ricevuti dall’altro candidato della gauche, Philippe Pascal, che, eliminato, ha invitato a votare per lui.

 

 

 

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