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Ibiza, l'altra faccia dell'isola. Luci per i turisti, baracche per i lavoratori

Giorgia Petani
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Da una parte le vacanze da sogno, i resort di lusso, i locali per vip. Dall’altra la realtà di chi in queste strutture ci lavora, e però non può permettersi alloggi in affitto a prezzi esorbitanti. Tanto che è costretto ad arrangiarsi in roulotte scassate e tende e capanne, con la conseguente formazione di vere e proprie baraccopoli alla periferia della capitale dell’isola. Questa è la realtà attuale di Ibiza, la perla delle Baleari spagnole. «Il caro affitti è uno dei motivi per cui non tornerò più a fare la stagione a Ibiza. Non è possibile pagare 800-1000 euro per un divano, o nei migliori dei casi una pseudo camera da letto». Martina Salardi racconta così, a Libero, l’altra faccia di Ibiza.

La ragazza ha 29 anni, per due anni si è recata sull’isola “magica” per lavorare durante la stagione estiva. Ogni anno sono tantissimi i ragazzi e le ragazze che, in una sorta di pellegrinaggio, volano a Ibiza per raggranellare qualche soldino in più. Ma, come insegnano i saggi, non è tutto oro quel che luccica. E a Ibiza sono tante le cose che sembrano non brillare affatto. Nel 2022 «pagavo 1000 euro per una casa con due stanze, ma una di queste in verità era uno studio piccolissimo con un letto». Martina lavorava nell’ambito delle pubbliche relazioni. La paga mensile era «intorno ai 1800 euro, niente di eccezionale, soprattutto per i turni di lavoro massacranti». C’è anche chi lavora sotto il sole per più di 10 ore al giorno e poi è costretto a dormire in un vero e proprio tugurio, proprio per via della mancanza di alloggi dal prezzo abbordabile.

 

 

 

Le settimane a Ibiza sono massacranti, i giorni di riposo praticamente inesistenti, in particolare ad agosto, quando la processione di turisti inizia a invadere l’isola. «Non ci sono case per tutti sull'isola, è un dato di fatto», scrive un utente sotto uno dei tantissimi post che parlano del tema caro affitti. Ed è proprio in questo complesso contesto che risiederebbero alcuni dei motivi per cui quella che un tempo era considerata un’isola felice si è trasformata per molti in un inferno per coloro che lì vanno a lavorare. «All’inizio della stagione sorge sempre la solita domanda: dove dormiamo? Non le dico quante ipotesi vengono in mente alla gente per poter lavorare qui». Ibiza, dunque, non è solamente chiringuiti, club esclusivi, locali e spiagge da sogno. C’è chi vive addirittura in quelle che sono diventate vere e proprie tendopoli. «Io e la mia ragazza dormiamo in un camper in un campo qui vicino: alla fine non si sta così male», ironizza uno dei tanti camerieri che lavorano nelle spiagge più esclusive. «È il terzo anno che vengo qui, ma Ibiza ormai non è più la stessa», spiega il giovane di 30 anni di Roma che preferisce non rivelare la sua identità . «Starò ancora un paio di mesi e poi me torno in Italia, trovare una casa dignitosa non è possibile» aggiunge uno dei dipendenti del Cala Bassa Beach Club.

L’AREA DI CAN ROVA

Le tendopoli sono distribuite in diverse zone dell’isola, abitate da tantissime persone che faticano a trovare una sistemazione in cui poter vivere. Non solo abusivi, clochard, malavitosi o “sconvolti”: nei campi vivono anche infermieri, impiegati, ma soprattutto baristi, addetti ai lavori “da spiaggia” e via dicendo. L’area di Can Rova è diventata il simbolo di questa situazione: come riporta il “Diario de Ibiza”, a differenza di altri campi, «gli inquilini pagano una somma alla proprietà del terreno, che lucra in cambio di uno spazio e del diritto di accedere a una presa di luce e acqua». Poi le persone si arrangiano come possono: tende, baracche. D’altronde, basta dare un'occhiata alle pagine Facebook che rilanciano annunci di case in affitto per farsi un’idea della situazione. “Due spazi in appartamento San Antonio a due minuti a piedi dalle rocce di Ibiza. Data trasloco inizio agosto. Affitto fino all'inizio di ottobre. Richiesta di affitto + deposito. Messaggio per maggiori dettagli e video della proprietà”, si legge in uno dei tanti post sulla questione. L’utente non osa nemmeno scrivere la parola “camera”: Si parla, infatti, di spazi e non di stanze perché è ormai consuetudine richiedere cifre esorbitanti anche per divani, materassi gettati a terra e perfino balconi e terrazzi. Stipati come sardine, i lavoratori estivi stanno cambiando meta, perché se è vero che sull’isola il lavoro non manca, è altrettanto vero che la dignità non dovrebbe avere prezzo.

TERRENI PRIVATI

L’avvocato italiano Marialuisa La Ferla vive ormai da diverso tempo sull’isola e spiega a Libero come quanto si legge nei giornali spagnoli non sia una novità, anche se ammette che «quest’anno è una cosa spudorata». Le persone ora «si insediano anche nei parcheggi in centro città» e i comuni di Ibiza «non sanno più come gestire la situazione». C’è un prato dietro all’aeroporto in cui, ad esempio, «ci saranno un centinaio di tende», ma in questo caso «sono occupate da cittadini marocchini. Non vengono nemmeno allontanati perché ormai è tollerato». L’avvocato spiega anche come a contribuire alla degenerazione della situazione ci sia «il problema dei terreni privati». Vicino a Sant Eulària «hanno trovato un terreno privato individuato con un drone dove c’erano circa 200 caravan» e «quello è illegale perché di fatto era un’attività di campeggio abusiva dato che la gente pagava una sorta di affitto». Il proprietario del campo «ora non sta facendo entrare nessuno tanto che il comune sta intraprendendo un’azione giudiziaria per essere autorizzati dal giudice ad entrare».

 

 

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