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Donald Trump, ecco la mappa del potere del presidente

di Fausto Carioti venerdì 17 gennaio 2025

3' di lettura

La solennità può essere festosa, la democrazia può essere pop. È una dimensione che l’Italia e l’Europa non conoscono: qui la cifra delle istituzioni è la pomposità, come se in certe occasioni gioire fosse vietato. Tutto un altro mondo «nella terra dei liberi e patria dei coraggiosi», e Donald Trump è pronto a ricordarcelo. Cosa hanno in comune, dunque, i Village People, fenomeno della musica disco (gay) degli anni Settanta e Ottanta, e Giorgia Meloni? Sono tra le star attese lunedì a Washington, nella cerimonia di giuramento del presidente degli Stati Uniti. Con la premier italiana che ancora non ha fatto sapere se riuscirà ad essere presente.

«Il più grande festeggiamento di sempre», ha promesso il comitato organizzatore, che non ha avuto problemi a raccogliere fondi per oltre 150 milioni di dollari. I giganti di Wall Street e Silicon Valley hanno fatto la fila: un milione ognuna l’hanno versato Amazon, Alphabet (la holding di Google), Meta (Facebook), Uber (il cui capo ha messo altrettanto di tasca propria). Stesso contributo è arrivato da Sam Altman, co-fondatore di OpenAI. E assieme a loro BP, Chevron e Ford, simboli dell’industria del petrolio più vivi che mai, e molte altre. «Tutti vogliono essere miei amici!» ha ironizzato Trump. Vero: le corporation pagano nella speranza di costruire un rapporto stretto con lui.C’è un detto, a Washington, per queste occasioni: «Se non sei seduto a tavola, sei nel menù». La mappa del nuovo potere è quella, e in prima fila ci sarà il gotha delle tecnologie digitali: Elon Musk, Mark Zuckerberg (Facebook), Jeff Bezos (Amazon), Altman (OpenAI).

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Accanto a loro, agli ex presidenti e ai familiari di Trump, si accomoderà l’amministratore delegato di TikTok, Shou Zi Chew. Una legge votata dal Congresso Usa impone alla holding cinese ByteDance di vendere la app TikTok a un’azienda di un altro Paese, se non vuole che essa sia vietata dal 19 gennaio, e Chew è alla disperata ricerca di un accordo. Mike Waltz, consigliere di Trump, ieri ha detto che faranno il possibile per salvarla: la diplomazia dei rapporti personali funziona. Chi non dovrà pagare per accomodarsi a quel tavolo è Giorgia Meloni. Viktor Orbán, primo ministro ungherese, ha spiegato che non si presenterà all’evento perché «il team del presidente Trump, fedele alla tradizione, non ha invitato capi di Stato odi governo stranieri». Non è così, Trump ha rotto la tradizione pure in questo caso. Ha invitato la premier italiana, unico tra i capi di Stato e di governo europei. Assieme a lei, nella “top list” appaiono il presidente argentino Javier Milei e il cinese Xi Jinping: il primo ci sarà, il secondo non riuscirà a volare a Washington. Dove comunque invierà un esponente del regime molto vicino a lui: ha tutto l’interesse a cogliere l’offerta di dialogo lanciata da Trump. Invito recapitato anche all’ex presidente del Brasile Jair Bolsonaro, che però è indagato e non ha avuto dai giudici il permesso di recarsi negli Stati Uniti.

Gli altri esponenti della destra europea invitati non ricoprono incarichi ai vertici delle istituzioni. Saranno a Washington Eric Zemmour, leader del partito Reconquête, e Marion Maréchal: la nipote di Marine Le Pen (quest’ultima non invitata) farà parte di una delegazione dei Conservatori Ue che comprende anche Carlo Fidanza di Fdi, l’ex premier polacco Mateusz Morawiecki e il romeno George Simion. La destra inglese sarà rappresentata da Nigel Farage, leader del Reform Party, e quella spagnola dal capo di Vox, Santiago Abascal. Per la destra portoghese è atteso André Ventura, capo del partito nazionalista Chega. Non da Trump, ma dai repubblicani, è stata invitata una delegazione dei tedeschi di Afd, di cui però non farà parte Alice Weidel.

Il resto dei vip saranno i pochi di Hollywood che Trump ha voluto accanto e i cantanti che si esibiranno. Molte star della musica country, come è tradizione, e quei Village People che piacciono tanto al nuovo presidente. «La nostra canzone Y.M.C.A. è un inno globale che speriamo possa aiutare a unire il Paese dopo una campagna tumultuosa e divisiva, durante la quale il nostro candidato preferito ha perso», hanno scritto ai fan. Avevano votato per Kamala Harris e saranno lì a far ballare il pubblico di Trump. L’America è davvero lontana, dall’altra parte della Luna.

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