È ritenuta del tutto inattendibile da fonti ben informate l’ipotesi di una spaccatura sul nome di Prevost tra i cardinali elettori statunitensi che non lo considerano un anti-Trump. I porporati americani - si fa notare ad AGI - erano tutti convinti della validità del nome che, dopo essersi confrontati, hanno proposto in Conclave, uniti e senza eccezioni. Papa Leone XIV è considerato un moderato anche vicino a posizioni repubblicane. In particolare il cardinale Dolan di New York - vicino a Trump - si è fatto promotore della candidatura di Prevost. E all’indomani dell’elezione, lo stesso Dolan ha sottolineato: "Il fatto che sia nato negli Stati Uniti provoca un senso di orgoglio e gratitudine", ma Leone XIV "è un cittadino del mondo, ora "è padre della chiesa universale, da dove viene è secondario".
Stima per il Papa eletto e gioia per l’ elezione sono state espresse direttamente a Leone XIV subito dopo l’accettazione della nomina e la scelta del nome da tutti i porporati americani compreso il cardinale Raymond Burke, 76 anni, considerato molto conservatore e che si è scontrato ripetutamente con Papa Francesco. Burke, originario del Wisconsin, si è sempre opposto a un ammorbidimento della politica della Chiesa nei confronti delle persone LGBTQ, del divorzio o del ruolo delle donne nella Chiesa. Ma su Prevost, dicono le fonti, non ha avuto nulla da obiettare. Ma per tutta la giornata di oggi, anzi, già dalla prima benedizione, la sinistra ha cercato di tirare per la giacchetta il nuovo Pontefice.