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Haiti, un conto da 30 miliardi a Macron per le angherie francesi

Diciamolo senza girarci troppo intorno: Parigi deve circa trenta miliardi di euro al Paese caraibico e dovrebbe avviare da subito un dibattito su come restituirli
di Gianluigi Paragone giovedì 22 maggio 2025

3' di lettura

Diciamolo senza girarci troppo intorno: la Francia deve circa trenta miliardi di euro ad Haiti e dovrebbe avviare da subito un dibattito su come restituirli. L’idea per cui non avrebbe i mezzi per fare questo pagamento non regge. È una somma importante ma che rappresenta meno dell’1 per cento del debito pubblico francese (3.300 miliardi di euro) e appena lo 0,2 per cento dei patrimoni privati (15mila miliardi): una quota trascurabile». Lo ha scritto Thomas Piketty in un articolo per Le Monde e ripreso sull’Internazionale in edicola questa settimana. La storia risale a quando, «due secoli fa nel 1825, la Francia impose ad Haiti il pagamento di un tributo per risarcire i proprietari di schiavi per le loro proprietà perdute. Questo debito, che il fragile stato haitiano ha dovuto rimborsare fino agli anni Cinquanta del Novecento, ha impedito lo sviluppo del paese, oggi tra i più poveri del mondo. Tutte le forme di governo che si sono alternate in Francia fino a quel periodo (monarchia, impero, repubblica) hanno continuato, convinte di essere nel giusto, a percepire queste somme. È un fatto documentato».

In parole semplici Piketty ci sta raccontando un’altra storia del potere coloniale della Francia, un potere esercitato fino a pochi decenni fa. Talvolta addirittura fino a pochi anni fa come nel caso dell’obbligo «imposto alle ex colonie di usare il franco Cfa, cioè una moneta emessa dalla Banca Centrale francese nell’Africa francofona: un cappio monetario e un sottile ricatto finanziario mantenuto persino sotto lo sguardo della Bce. Pensare che in tutto questo Macron non c’entri visto che si tratta di pratiche antiche, è sbagliato. Come ammette lo stesso economista autore del Capitale del XXI secolo, la Francia deve circa trenta miliardi di euro ad Haiti. L’idea per cui non avrebbe i mezzi per fare questo pagamento non regge. Insomma- è il dibattito aperto in Francia- perché non chiedere scusa e sollevare un paese depredato con logiche coloniali e posture padronali? E perché Macron si rifiuta di prendere in esame tale possibilità? Potrebbe chiedere agli amici della Comunità di Sant’Egidio.

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Macron (e quelli prima di lui, sia chiaro) sta replicando lo stesso schema messo in atto con le ex colonie francesi in Africa, dove la Francia esercitava diritti di prelazioni e di sfruttamento incondizionati su fonti energetiche e minerali preziosi, i cui siti erano e spesso sono tuttora controllati da milizie riconducibili alle multinazionali francesi. Non è un caso che la Francia ostacoli il Piano Mattei del governo italiano, lo teme. Nello stesso numero dell’Internazionale vi è anche un reportage su come si sta muovendo adesso la Wagner nel Continente Nero, per quanto non abbia più l’influenza di prima dopo la decisione di Putin di riportarla sotto la sua regia e soprattutto di impiegarla sul fronte ucraino. Tuttavia la Wagner è ancora molto attiva nella Repubblica Centrafricana, guardacaso ex colonia transalpina. La Wagner infatti è stata a lungo protagonista negli scenari di ribellione ai governi locali messi su o sotto il diretto controllo dell’Eliseo: negli ultimi vent’anni infatti i Paesi più frequentemente in armi sono state proprio le ex colonie francofone.

La Francia è colpevole di povertà e di sfruttamento in giro per il mondo, va detto con chiarezza. E laddove ci sono povertà e sfruttamento, ci sono migrazioni. Con tutte le questioni che ben conosciamo e di cui abbiamo scritto mille volte. La Francia non ha titoli per interpretare nella storia la parte dei buoni perché è la Storia stessa che mostra le carte dell’atteggiamento padronale espresso in Haiti o in Africa. Se i Brics stanno conquistano sfere geopolitiche importanti, se milizie come la Wagner sono scelte come addestratori dagli eserciti ribelli e se la Cina, in Africa, è salutata come paese che libera dalle oppressioni nonostante sfrutti ogni spazio per i suoi interessi (ma lasciando infrastrutture in loco), significa che stiamo perdendo di vista gli equilibri di un futuro immediato. La Francia è responsabile, altro che... il club dei Volenterosi.

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