Norvegia, il boom di Sylvi Listhaug: alle elezioni sfonda la leader della destra anti migranti

martedì 9 settembre 2025
Norvegia, il boom di Sylvi Listhaug: alle elezioni sfonda la leader della destra anti migranti

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In Norvegia vincono ancora i laburisti, ma c'è una donna che può dirsi la vera trionfatrice delle ultime elezioni politiche. A fronte di un centrosinistra che si è aggiudicato 89 seggi a fronte degli 80 al centrodestra (per ottenere la maggioranza sono necessari almeno 85 seggi), più che del premier Jonas Gahr Store oggi si parla soprattutto di Sylvi Listhaug, leader del Partito del Progresso, capace di innescare una vera e propria "Maga-ficazione" della destra norvegese spodestando il tradizionale Partito Conservatore, giunto al peggior risultato elettorale degli ultimi 20 anni. 

Lo stesso Store, festeggiando, ha dovuto riconoscere l'exploit della rivale: "Questo è un segnale per gli altri Paesi: la socialdemocrazia può vincere nonostante un'ondata di consensi per la destra". Si tratta di capire se Store, che inserirà nella squadra di governo anche l'ex segretario generale della Nato Jens Stoltenberg nelle vesti di ministro delle Finanze, riuscirà a reggere al peso dell'amministrare un periodo storico particolarmente complicato e costellato di bucce di banana, come gli investimenti del fondo petrolifero norvegese, il più grande del mondo, in Israele. La leader dei conservatori, Erna Solberg, ha ammesso la sconfitta annunciando ai suoi sostenitori "un nuovo mandato allo Storting come partito di opposizione". 

A destra, come detto, l'agenda ora la detterà la Lishtaug, con un partito anti-immigrazione che ha raddoppiato i voti del 2021 arrivando al 24%, un dato senza precedenti. "Stasera festeggeremo il miglior risultato di sempre e il mio obiettivo è che questo sia solo l'inizio", ha esultato Listhaug annunciando che i prossimi quattro anni sarebbero stati "difficili per le persone e il mondo degli affari". 

Della Lishtaug si parla da anni in Norvegia, ma ormai non è più solo una "provocatrice" come venne etichettata quando nel 2016, da ministra dell'immigrazione (ruolo che l'ha lanciata sulla scena politica di primo piano di Oslo) decise di volare fino a Lesbo, in Grecia, e calarsi con tanto di tuta termica nelle acque del Mediterraneo "per provare a capire cosa prova un naufrago".

Critica contro la gestione dell'immigrazione in Norvegia e nell'Unione europea, coniò anche la formula "tirannia della bontà": il suo motto era "aiutiamoli a casa loro", spingendo per la soluzione del "rimpatrio volontario" dei migranti e contribuendo a tagliarne il numero in maniera drastica: in due anni al ministero, come ricorda anche il Secolo d'Italia, i richiedenti asilo passarono dai 30mila del 2015 ai 2mila del 2017.