Gli integralisti non diventano santi. Chi viene ucciso per la sua fede e perdona i suoi assassini, invece sì. Con un’avvertenza: è la causa, non la pena a fare il martire. Lo sa bene Papa Leone XIV, visto che a scriverlo è stato sant’Agostino d’Ippona, nel Sermone 327. E che il Santo Padre preghi per l’anima del suo connazionale Charles James Kirk, oltre che per la vedova e i due figli rimasti orfani, è stato confermato anche ieri dal direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni. Il Pontefice, che lo aveva anticipato sabato scorso al nuovo ambasciatore degli Stati Uniti, Brian Burch, ora «si è detto preoccupato per la violenza politica e ha parlato della necessità di astenersi dalla retorica e dalle strumentalizzazioni che portano alla polarizzazione e non al dialogo». Poiché è dai frutti che si vede l’albero, va detto che intanto sono sbocciati i fiori. Non si può tralasciare che la reazione all’omicidio del testimone della fede cristiana è stata ben diversa da quella seguita alla morte di George Floyd nel 2020. Nessuna violenza, nessuna rivoluzione, nessun richiamo all’odio, tante commemorazioni e veglie di preghiera.
Soprattutto, a giudicare dal numero di messaggi che circolano sui social, pare stiano avvenendo conversioni religiose di agnostici e che cattolici assenti dalla pratica religiosa da vent’anni tornino a messa. Churchpop.com ne sta compilando l’elenco, l’amministratore del social network conservatore Gab ormai aggiunge alla propria firma un «Cristo è Re», circolano santini con Charlie che reca la palma del martire o accolto a braccia aperte da Gesù. Tanto che se n’è accorto anche lo scettico USA Today, pur premettendo che non tutti gli americani sono convinti che l’anima del defunto sia stata trasferita direttamente in Paradiso. Quelli di natura spirituale consuetamente sono i primi miracoli, quelli che costruiscono e provano la cosiddetta “fama di santità”, necessaria a introdurre una causa di beatificazione secondo i canoni della Chiesa cattolica. Per le guarigioni straordinarie e i fatti prodigiosi di natura soprannaturale, ci sarà tempo. Ora, Charlie era un cristiano protestante di denominazione evangelica e in teoria non si dovrebbe neanche ipotizzare di metterlo sugli altari.
Anche per non immischiarsi nelle faccende di altre confessioni. Non potrebbe nemmeno ottenere la qualifica di venerabile, quindi, se non fosse che la sua vedova Erika è cattolica e san Paolo, nella sua I Lettera ai Corinzi afferma che «il marito non credente viene reso santo dalla moglie credente». Fra i messaggi che si sono diffusi immediatamente dopo la sua tragica fine, ce n’è uno in particolare, nel quale Charlie spiegava che è la Vergine Maria l’antidoto al femminismo tossico. E non c’è dubbio che agli occhi dell’amico cattolico J. D. Vance, l’attuale vicepresidente degli Stati Uniti, quel padre di famiglia, prematuramente (magari per un disegno provvidenziale) strappato alla famiglia mentre svolgeva opera di apostolato, apparisse come un esempio di vita cristiana. Tutto il contrario di com’è stato dipinto. Per costruire una positio, ai postulatori servono testimonianze dirette, non commenti ideologici. Stanno arrivando spontaneamente anche quelle, da parte di afroamericani che contraddicono chi lo accusa di razzismo e di ex transessuali che, grazie agli argomenti utilizzati da Kirk, hanno iniziato la de-transizione. E martire vuol dire testimone.